Scorie da raccontare
A ridosso del referendum del 2011, Gianfranco Pannone (Piccola America, Latina/Littoria) torna dietro la macchina da presa per un’indagine sulla realtà nucleare nazionale, prendendo come caso esemplificativo Borgo Sabotino, in provincia di Latina, sede di una delle più grandi centrali a livello europeo in disuso dalle votazioni referendarie del 1987.
Accostando materiale d’archivio, suoi super8 degli anni Ottanta e interviste sul campo girate per l’occasione, il documentario riflette su quello che è significato lo sviluppo della ricerca sull’atomo nel nostro Paese, sia a livello economico, sia su quello culturale. In pieno Boom, gli abitanti dell’Agro Pontino accolsero benevolmente l’enorme centrale, fonte di ingente ricchezza che portò lavoro e benessere nell’altrimenti povera zona rurale circostante Roma. Come sostiene Pannone, forse è proprio il rapporto con la Storia a caratterizzare tale convivenza tra cittadini e “lo scatolone”: Latina come le altre città romane fasciste nasce sotto il mito dell’innovazione e dello sviluppo, più volte indicato da Pasolini come fonte del disfacimento morale e culturale avviatosi in Italia dal dopoguerra. È chiaro perciò che tale premessa non poteva che assumere una valenza positiva nella corsa all’arricchimento del Paese, dovuta anche a una ricercata autonomia energetica. Dall’altra parte il fenomeno si è reso possibile per la scarsa conoscenza a riguardo: negli anni Sessanta in pochi – e nessuno tra i politici di allora – erano al corrente dei rischi e dei danni reali per persone, animali e ambiente. Con rari scrupoli, e scarsa competenza in materia, dunque si è abbracciato il nucleare, senza (voler) conoscere, oltre agli aspetti positivi, anche quelli negativi. Vittime consenzienti, i cittadini hanno così preferito deliberatamente vivere l’illusione di una rapida agiatezza al pari delle altre potenze occidentali, fino alla tragedia di Chernobyl che ha aperto gli occhi e risvegliato la coscienza assopita di un’Italia scopertasi in massa antinuclearista. Ecco allora venire alla luce le numerosi morti per tumore e le deformazioni di animali, piante e persone nei pressi delle centrali, che ancora oggi – a distanza di più di vent’anni – continuano a segnare negativamente tali zone. Il film di Pannone si ferma qui, non assolve e non condanna: cerca piuttosto di capire le ragioni di un esperimento rivelatosi con il tempo fallimentare. Evitando l’inchiesta-reportage e il documentario didattico, il regista preferisce la forma del diario (personale e comunitario), dove idee, riflessioni e provocazioni si susseguono, senza arrivare a una conclusione precisa, dando piuttosto allo spettatore la libertà di trarre le proprie, lasciandogli un’inquietudine di fondo, qualcosa che resta come le scorie di Borgo Sabotino, tracce di un passato ancora presente da ri(s)coprire a seconda della propria coscienza e volontà.
Scorie in libertà – L’incredibile avventura del nucleare in Italia [Italia 2012], REGIA Gianfranco Pannone.
CAST Roberto Lessio, Giovanni “Nanni” Martellozzi, Cesare Di Nunno, Armando Macani.
SCENEGGIATURA Marco Fiumara, G. Pannone. FOTOGRAFIA Ta-rek Ben Abdallah. MUSICHE Daniele Sepe.
Documentario, durata 73 minuti.