Virtual Insanity (is what we’re living in)
Passato quasi del tutto inosservato alla sua uscita in sala, I segreti della mente è il secondo esordio occidentale del filmmaker giapponese Hideo Nakata. “Secondo” perché il precedente The Ring 2 (2005) è stato un rifacimento di se stesso – i Ringu nipponici risalgono al biennio 1998/1999 – e perché per la prima volta Nakata-san si è trovato di fronte ad un adattamento di un’opera altrui.
Lo script di Chatroom (titolo originale, da cui la miope traduzione italiana) proviene infatti da una pièce teatrale ideata da Enda Walsh. E avremmo tanto voluto vederla, dato il bizzarro risultato cinematografico che ci troviamo di fronte. L’intento di questi “segreti” è affrontare le derive culturali e sociali nell’era di internet (dopo Matrix, The Social Network e tutta la pletora di thriller informatici di questi anni), e la messinscena parte in quarta, carica di aspettative: conosciamo il protagonista Will mentre “sceglie” una porta misteriosa, ci affigge sopra il nome “Chelsea Teens!” e la apre. Dentro trova una stanza vuota, con cinque sedie. In breve afferriamo il concetto: trattasi di realtà virtuale, e ciò che ha appena fatto il giovane non è altro che la creazione di una chat. La Rete diventa un luogo fisico, ed ogni azione compiuta nel mondo reale con un clic sul computer si tramuta in gesto “irreale” tecnologico. La password da digitare corrisponde ad un citofono con una parola segreta da dichiarare, ed ogni room è arredata in modo diverso, a seconda dello stile grafico della chat. Il webmaster Will prende sotto la sua ala protettiva un gruppetto archetipico di disagiati: Emily, in piena carenza affettiva; Mo, adolescente innamorato di una ragazzina di undici anni; Eva, stanca delle sue amicizie finte; Jim, che assume antidepressivi dall’età di otto anni. È proprio con quest’ultimo che Will si accanisce, convincendolo che l’unico riscatto possibile sia il suicidio. Affascinante. Peccato che Nakata di bit e ossessioni del World Wide Web non sappia proprio che farsene, legato com’è alle proprie paranoie “artigianali” sull’acqua, i videoregistratori difettosi e i fantasmi. Non c’è psicologia, non ci sono né tensione né complessità narrativa, e il film dopo tre quarti d’ora è costretto a gironzolare per le stanze e i corridoi senza il minimo costrutto, tra dialoghi irritanti e pleonastiche dimostrazioni sulla pericolosità della tecnologia. Forse come teen-movie I segreti della mente può valere qualcosa; ma come 18° lavoro di un regista divenuto di culto presto (troppo presto?) è l’ennesima e lampante conferma – dopo il primo tentativo americano, dopo il presunto horror Kaidan e l’action giovanilista L Change the WorLd – di un talento oramai inesorabilmente sbiadito. Sayonara, Nakata-san.
I segreti della mente [Chatroom, Gran Bretagna 2010] REGIA Hideo Nakata.
CAST Aaron Johnson, Imogen Poots, Matthew Beard, Hannah Murray, Megan Dodds.
SCENEGGIATURA Enda Walsh. FOTOGRAFIA Benoit Delhomme. MUSICHE Kenji Kawai.
Thriller/Drammatico, durata 97 minuti.