La via italiana al “cinema medio”
“The Place” è il nome del bar nel quale ogni giorno si siede un uomo misterioso che incontra diverse persone alle quali affida dei compiti precisi e spesso terribili, promettendo in cambio di esaudire i loro desideri.
Ispirandosi alla serie televisiva The Booth at the End, Paolo Genovese tenta con The Place di ripetere il successo del precedente Perfetti sconosciuti realizzando un film più cupo e drammatico nelle atmosfere ma con una struttura di base molto simile: ambientazione tutta in interni e un soggetto di partenza anomalo sostenuto da una sceneggiatura solida e da una squadra di attori noti al grande pubblico. Il tutto per comporre un ritratto amaro dell’umanità e della società contemporanea: se nell’opera del 2016 venivano svelate le ipocrisie di un gruppo di amici, qui emerge un campionario umano tanto disperato quanto occasionalmente crudele che compierà dei particolari e, talvolta, imprevedibili percorsi psicologici. Un’operazione, quella del regista romano, che purtroppo questa volta non è del tutto compatta e incisiva, in quanto possiede alcuni dei difetti che contraddistinguono buona parte del cinema italiano contemporaneo, come una certa retorica di fondo, un uso a volte invadente della colonna sonora e un’estetica non particolarmente curata. Ma nonostante tali limiti, il film nel complesso funziona, perché riesce a tenere il ritmo narrativo pur essendo ambientato soltanto in una stanza e basato quasi esclusivamente su una serie di dialoghi che si sostituiscono all’azione. Merito soprattutto di una sceneggiatura abbastanza solida e di una serie di buone interpretazioni, in particolare quelle di Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher e Alessandro Borghi. Risulta poi evidente che The Place è un lavoro nel quale la regia e la ricerca formale lasciano spazio al racconto e alle performance dei protagonisti, risultando anche per questo un esempio di via italiana al “cinema medio”, ovvero a quella filmografia che si colloca in una zona di mezzo tra il blockbuster e l’autorialità. Un tipo di cinema che non ha particolari ambizioni intellettuali, ma che punta comunque a narrare in modo efficace e professionale al più vasto pubblico possibile delle storie interessanti e più o meno “contemporanee”. Una strada necessaria perché concilia – almeno potenzialmente – una certa qualità artistica alle esigenze più commerciali dell’industria cinematografica. Ragioni che inducono a sostenere con forza questa via, sia quando i suoi risultati sono molto buoni (Perfetti sconosciuti) sia quando sono invece più altalenanti e contraddittori, come nel caso di The Place.
The Place [Italia 2017] REGIA Paolo Genovese.
CAST Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Rocco Papaleo.
SCENEGGIATURA Paolo Genovese, Isabella Aguilar. FOTOGRAFIA Fabrizio Lucci. MUSICHE Maurizio Filardo.
Drammatico, durata 105 minuti.