Amore cieco, fede cieca
Tornato ai toni cupi e oppressivi di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, Cristian Mungiu conquista a Cannes i Premi per la Miglior Sceneggiatura e Migliori Attrici Protagoniste con Oltre le colline, dramma introspettivo ispirato a un fatto di cronaca avvenuto in Romania sette anni fa, vero caso e scandalo nazionale: la morte di un’ospite in un convento dopo essere stata sottoposta a un esorcismo.
Con lo stile scarno e crudo del lungometraggio precedente, Mungiu racconta nuovamente di due ragazze e dell’intimo segreto-legame (il loro amore come l’aborto clandestino nel film del 2007) che si scontra con un’autorità maschile (il prete come il mammana) da cui dipende il futuro delle protagoniste. Le similitudini finiscono qui. Se prima il regista esprimeva chiaramente la sua posizione sulla questione, in Oltre le colline il suo è uno sguardo equidistante, che non si schiera, non si sbilancia, evitando così facili prese di posizione contro il rigore quasi fanatico dell’ortodossia e contro la religione nel suo insieme. Mungiu si limita a offrire un racconto corale della vicenda mettendo in campo i punti di vista dei vari personaggi, lasciando libero lo spettatore di trarre le proprie conclusioni sul rapporto tra Bene e Male. L’intento di guardare oltre l’apparenza delle cose è, in definitiva, l’invito dell’autore. Non lasciarsi guidare (solo) dalle proprie convinzioni e idee, per non lasciarsi traviare da esse. La metaforica cecità che il film intende squarciare diventa così la sua chiave. Tutti sono “ciechi”: Voichita e Alina (una dell’amore per l’altra, l’altra dell’amore di Dio), i medici (incapaci di interpretare il male della ragazza o talmente cinici da ironizzare sulla sua morte), i poliziotti (che per vedere hanno bisogno di prove). Ma soprattutto il prete, che interpreta tutto secondo la dicotomia peccato/espiazione, venendo a farsi sorta di “padreterno” dalla cui volontà dipendono tutte le donne a lui vicine, in una posizione di subalternità che le rende incapaci di un proprio giudizio e per questo facilmente condizionabili. Solo Voichita sarà in grado di aprire gli occhi: con indosso un vestito dell’amica, al centro delle suore interrogate per la morte di Alina, è lei a trovare il coraggio di raccontare con chiarezza la realtà dei fatti. Un gesto adulto, segno di quell’emancipazione femminile ancora tristemente rimandata, in Romania e altrove, di cui il cinema di Mungiu si fa nuovamente testimone.
Oltre le colline [Dupa dealuri, Romania/Francia 2012] REGIA Cristian Mungiu.
CAST Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga.
SCENEGGIATURA Cristian Mungiu, Tatiana Niculescu Bran (autrice dei romanzi alla base del film). FOTOGRAFIA Oleg Mutu.
Drammatico, durata 155 minuti.