Divorziati in casa
Matrimonio non fa sempre rima con felicità. Lo sanno bene i protagonisti di The house of branching love, opera nordica del 2009 disponibile sulla piattaforma Indieframe, che porta la firma di Mika Kaurismaki.
Lui (per ironia della sorte) consulente familiare, lei manager di successo. Al centro il loro rapporto ormai alla deriva, che nasconde un passato non ancora perdonato e superato. Una coppia costretta a convivere temporaneamente, che trova nella vendetta il proprio scopo e che, tra ripicche e sotterfugi vari, si dibatte tra il famoso “Cos’è andato storto?” e improbabili relazioni extraconiugali.
Un plot che sembrerebbe avere tutte le caratteristiche di un vero e proprio dramma, ma che il regista finlandese preferisce rappresentare piuttosto sotto forma di un dramedy; un mix tra commedia dell’assurdo e gangster story, in cui qua e là si intrufolano, seppur sottilmente, scene di grande pathos, risparmiandoci un mélo troppo prevedibile. Gli ex coniugi si trovano così a ri-scoprire la propria storia ma soprattutto a ri-scoprire se stessi, i propri sentimenti, i propri rancori.
Ma non temete, nessuna lacrima verrà versata, perché il tutto viene intelligentemente controbilanciato da una bella dose di cinismo e ironia pungente. In una Finlandia estiva e colorata e al contempo buia e fumosa alla American Gangster, sulle note di una colonna sonora che ricorda a volte le commedie francesi, battibecchi coniugali e simpatiche gag si alternano alla storia di contorno, delineata anch’essa da situazioni al limite del paradosso.
Questo “pastische” diegetico porta però spesso la pellicola al limite dell’equilibrio narrativo e di un fluido scorrimento, facendo tentennare la regia. Infatti, mentre la storia centrale regge perfettamente il confronto tra i dialoghi taglienti e le sottili riflessioni, i subplot che vi si diramano attorno rompono l’armonia e calciano fuori lo spettatore dall’immersione spettatoriale, che via via si congeda definitivamente.
Tutto sommato non si può dire che il fratello minore del maestro Aki Kaurismaki, conosciuto soprattutto per i suoi particolari documentari (Moro no Brasil, 2003, Mama Africa – Miriam Makeba, 2011), non sia sulla strada giusta.