America, grazie per l’opportunità
Il pugilato come lo conosciamo oggi scompare e cede il posto ad evoluti bestioni d’acciaio che combattono sul ring al posto di boxer in carne ed ossa.
Accade perché gli spettatori, ormai assuefatti alle immagini e alla violenza, cercano ormai un combattimento elevato alla supremazia dell’uno sull’altro. Per questo si sostituiscono le persone con i robot, ma solo sul ring, questi enormi colossi fatti di metallo e circuito fanno solo il lavoro “sporco”, chi li conduce alla vittoria – o alla sconfitta – è sempre fatto di sangue e debolezze.Incipit portatore di spunti innovativi e probabili accenni socio culturali, ma siamo davanti a un blockbuster dedicato alle famiglie e ai buoni sentimenti, l’accenno rimane tale, viene abbandonato e torniamo a ciò che abbiamo già visto molte volte. Lui (Hugh Jackman, un Wolverine ripulito) scapestrato, sempre a corto di soldi ma con un grande potenziale, si trova ad avere a che fare con il figlio undicenne appena rimasto senza madre. Il piccolo Max, testardo e impulsivo, intraprende con il ritrovato padre un viaggio – letterale e spirituale – che attraversa il mondo della nuova lotta sul ring, attraverso tutti i cliché dell’America fatta di fiere, scommesse, grandi eventi sportivi e palestre familiari. Come Max dà una seconda possibilità a Charlie lui la concede a un vecchio robot da allenamento, bravo a incassare ma vergine nella lotta, iniziando così l’avventura che li porta dai combattimenti clandestini agli incontri ufficiali. Momento centrale della pellicola – e i luoghi comuni si intensificano. Il piccolo robot, attraverso i suoi occhi illuminati dietro una grata metallica, lascia intendere al giovane ragazzo, che lo ha letteralmente riesumato, di avere un anima nascosta, perché lo spettatore non può credere che sia solo freddo e asettico acciaio, anche perché si commuove e tifa per lui, e deve giustificare questa immedesimazione. Ovviamente il combattimento finale si svolge contro l’imbattibile Zeus, capitanato da una manager russa e un ingegnere giapponese…, che lotta contro la tipica rappresentazione della famiglia media americana. I due robot, stremati e mal ridotti, e in conclusione pilotati da Charlie, che ritrova l’essenza della boxe commuovendo figlio e bellissima fidanzata (trasformata da maschiaccio a top model in pochissime scene), e dall’ingegnere che in quanto asiatico è un esperto di videogiochi, finiscono in parità.Ma il vero vincitore, quello del popolo che parte dal basso e che riesce solo con le sue forze, in una meritocratica America, è solo Atom, il piccolo robot nato per incassare.