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Il collezionista di carte

sabato 11 Settembre, 2021 | di Juri Saitta
Il collezionista di carte
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Alla ricerca della redenzione
La cinefilia e la carriera di Paul Schrader sono state spesso segnate dalla filmografia rigorosa e legata ai temi religiosi di Robert Bresson, autore che sembra aver influenzato anche l’ultima fatica del regista statunitense, Il collezionista di carte, presentata in concorso alla 78a Mostra del Cinema di Venezia.

Tramite la storia di William – un ex carceriere di Abu Ghraib che gira tra i casinò americani per giocare a poker e aiutare un ragazzo sbandato –, l’opera in questione affronta tematiche come la colpa, l’espiazione e la redenzione, trattate da un punto di vista sia collettivo sia individuale. Qui il riferimento alle torture di Abu Ghraib rimanda alle responsabilità di un Paese – gli Stati Uniti – che si sta rapportando nel modo più disparato con il suo recente passato: c’è chi lo ignora o lo dimentica, chi cerca vendetta per le ingiustizie subite e chi, come il protagonista, espia i propri peccati alla ricerca di pace e riscatto.

Infatti, William gioca a poker più per la lentezza e la rassicurante ripetitività dei suoi riti che per l’euforia data dall’azzardo, e non è dunque un caso che conduca una vita quasi monacale, sobria e lontana dagli eccessi tipici del suo ambiente: le sue puntate sono basse, si ferma quando è necessario, beve con moderazione e cerca di vivere in un ambiente puro coprendo i mobili delle stanze d’albergo in cui dorme con delle lenzuola bianche. Siamo dunque di fronte a un personaggio tipicamente schraderiano nelle sue ossessioni, ma anche vicino a diversi protagonisti bressoniani nella sua ricerca di una redenzione e di una grazia che lo pacifichino e che lo avvicinino al divino. Tutti elementi che trovano una forte corrispondenza anche nello stile adottato da Schrader, che punta a una regia sobria e asciutta, più intenta a sottolineare la metodicità e la calma del protagonista che a mostrare la possibile euforia data dal gioco e dai suoi ambienti. Non è dunque un caso che qui i movimenti di macchina siano lenti e affusolati, che il montaggio risulti cadenzato e che le musiche siano suadenti ma tutt’altro che veloci. Questo si riflette anche nella direzione degli attori: si pensi all’interpretazione volutamente sotto tono di Oscar Isaac, sempre molto attento a non fare un gesto o un’espressione in più dello stretto necessario. Si può quindi affermare che anche lo stile complessivo del film sia quasi bressoniano, non perché ne ricalchi i singoli elementi, ma in quanto ne segue, rielaborandolo e adattandolo, il rigore di fondo.

Il risultato complessivo è un lavoro assolutamente coerente sia nella forma sia nei contenuti, che riesce anche per questo a coniugare efficacemente temi filosofici/metafisici, riflessione politica e ritratto psicologico. 

Il collezionista di carte [The Card Counter., USA/Regno Unito/Cina 2021] REGIA Paul Schrader.
CAST Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe, Ekaterina Baker. 
SCENEGGIATURA Paul Schrader. FOTOGRAFIA Alexander Dynan.
MUSICHE: Giancarlo Vulcano, Robert Levon Been.

Drammatico, durata 112 minuti.

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