American dream of life
Roberto Faenza torna a una coproduzione a stelle e strisce dopo quasi trent’anni da Copkiller – l’assassino dei poliziotti, con un film di formazione tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron – scrittore ormai consacrato all’adattamento cinematografico (suoi anche Weekend e Quella sera dorata) – di cui il regista traspone trama, dialoghi e contenuti.
Novello Holden, il diciassettenne James Sveck si trova a un punto cruciale della sua esistenza: deve comprendere se stesso, decidere cosa fare della propria vita e se iscriversi o meno all’università; il tutto in un clima reso più caotico da una famiglia divisa e distante, incapace di capirlo e accettarlo, che trova più comodo etichettarlo come “disadattato” perché non conforme alle mode e tendenze dei suoi coetanei.
Quella qui ritratta è un’America ancora segnata dall’11 Settembre, la cui ormai indelebile ferita si manifesta nei patetici atteggiamenti dei comprimari, che tanto ricordano i fobici personaggi delle pellicole di Woody Allen: il padre ossessionato dal lifting, la sorella ventitreenne sedotta da un docente di linguistica di cinquantanni, la madre incapace di costruire una relazione duratura con un altro uomo, l’amico gay che cerca incontri su internet.
Queste sono evidenti allusioni a una condizione psicologica comune da cui gli americani stentano a uscire, una crisi interiore irrisolta, celata alla meno peggio nei più svariati tentativi, a cui il ragazzo cerca di sopravvivere dietro un apparente cinismo che lo rende agli occhi degli altri uno “stronzetto presuntuoso”, ma altro non è che una forma di autodifesa, per proteggere la propria incompresa profondità e sensibilità.
Il suo non è lo spleen baudelairiano, bensì il desiderio di vivere una vita diversa da quella che ha attorno, una vita normale, vissuta tra persone normali. Non a caso si salvano da tale marasma esistenziale coloro che convivono con tale realtà, accettandone i paradossi: l’ex-complessata life coach e l’anziana nonna – simile alla protagonista di Harold e Maude – le sole in grado di capire e aiutare James, insegnandogli il valore dell’attesa e il senso del dolore.
Il disagio del protagonista diventa così quello di una nazione che fatica a fare i conti col proprio passato recente e che guarda al futuro con l’incertezza di chi, come un adolescente, si affaccia a una nuova fase della propria vita, fatta di scelte difficili, ma indispensabili per crescere.