Il Dan Brown della notte della Repubblica
“Di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno”: potrebbe iniziare con la citazione di questo proverbio la recensione di Ustica di Renzo Martinelli, se non ci fossero dubbi sul fatto che le intenzioni fossero effettivamente genuine.
L’approccio del regista alla strage di Ustica, una delle tante pagine drammatiche della storia recente italiana su cui non si è ancora fatta piena luce, lascia infatti più di un sospetto sull’effettiva bontà delle intenzioni. Può darsi che su queste perplessità pesino la regia amatoriale, il linguaggio a tratti imbarazzante, la fotografia all’insegna dello “Smarmella!” di Boris, la sceneggiatura declamatoria da fiction stile Il peccato e la vergogna e gli attori mai in parte e quasi ridicoli, ma – come ha scritto Bartolini su FilmTv – è davvero “tremendamente difficile prendere sul serio questo film”. E, dato che è stata affrontata una tragedia con 81 morti civili su cui la giustizia e la Storia non hanno ancora fatto luce, cadere più volte nel ridicolo involontario non è un peccato lieve. Grave è anche scrivere che il film si basa su verità storiche inoppugnabili quando non è vero: la rilettura data da Martinelli, sulla base dell’inchiesta condotta dal magistrato Rosario Priore (ovvero che il crollo dell’aereo è stato causato dall’urto con un caccia americano all’inseguimento di un caccia libico), può essere sicuramente plausibile o probabile – non si discute questo, attenzione – ma certamente non può essere considerata definitiva e non può godere della certezza storiografica che il regista, come un Dan Brown della notte della Repubblica, pubblicizza. Non ha motivi di essere considerata più verosimile di altre teorie sulla strage, a partire dalla pista francese tornata in auge negli ultimi anni. Soprattutto perché di queste “prove inoppugnabili” il film non dà traccia, preferendo annacquare la vicenda in una cornice di finzione qui da fotoromanzo-telenovela e lì da illogica spy story, a tratti con un sentimentalismo quasi ricattatorio e con i personaggi che dovrebbero essere i protagonisti positivi dipinti come imbecilli irrazionali. Non manca poi quel qualunquismo dietrologico di cui Martinelli si è già mostrato campione con Piazza delle cinque lune, fantasiosa e poco chiara rilettura del caso Moro, e che, non spiegando ma urlando, è il peggior nemico di chi vuole realmente far luce su tragedie come questa senza limitarsi al vago “Piove, governo ladro!”. Il regista ha già anticipato quale verità nascosta riporterà alla luce con il suo prossimo film: la morte di Mussolini, che sarebbe avvenuta per mano dei servizi segreti inglesi. Naturalmente, sulla base di documenti e prove inattaccabili. Speriamo almeno con una capacità di fare cinema perlomeno accettabile, non sotto ogni livello di professionalità come nel caso di Ustica.
Ustica [id., Italia/Belgio 2016] REGIA Renzo Martinelli.
CAST Marco Leonardi, Lubna Azabal, Caterina Murino, Tomas Arana, Enrico Lo Verso, Federica Martinelli.
SCENEGGIATURA Renzo Martinelli. FOTOGRAFIA Blasco Giurato. MUSICHE Pivio, Aldo De Scalzi.
Storico, durata 106 minuti.