La delicatezza che diventa stucchevole
Le cinquine dei candidati all’Oscar per il Miglior Film Straniero sono spesso imprevedibili e inattese, risultando talvolta davvero stravaganti e ingiustificabili; come quella della scorsa edizione, quando i giurati dell’Academy esclusero opere importanti quali Neruda, Elle e Sieranevada per privilegiare non solo i favoriti Il cliente e Vi presento Toni Erdmann, ma persino il dimenticabile Mr. Ove, titolo svedese uscito ora nelle sale italiane.
In quest’opera il protagonista è il signor Ove, un vedovo anziano e scorbutico che sfoga la sua tristezza lanciando anatemi contro chiunque e che tenta più volte il suicidio. Tutto ciò fino a quando l’uomo non stringerà amicizia con una nuova vicina che risveglierà in lui l’altruismo e la sensibilità di un tempo. Se, dal punto di vista narrativo, il film si basa sull’alternanza continua tra dramma e commedia e su una serie di flashback inerenti al passato del protagonista, da quello estetico si caratterizza per immagini luminose nelle quali domina spesso l’azzurro, colore tenue e riposante che rispecchia benissimo i toni miti e sentimentali dell’opera, evidentemente destinata a un pubblico che vuole essere coccolato da storie magari a tratti melanconiche, ma nel complesso dolci e confortanti. Un obiettivo portato avanti con uno zelo persino eccessivo, tanto che l’esito finale è, più che rilassante, soporifero: qui, infatti, le gag sono così edulcorate che raramente risultano efficaci, le battute di Ove non sono mai veramente pungenti e i personaggi sono tanto piatti e manichei da non suscitare la minima empatia. Causa non solo di una sceneggiatura fiacca e banale che non osa quasi mai mettere quel pepe necessario a rendere il film un poco intrigante (bastava prendere esempio dal mix di cinismo e romanticismo di Qualcosa è cambiato, certo non un capolavoro), ma anche di una regia piatta e priva di ritmo, che smorza i (pochi) momenti potenzialmente divertenti ed esalta con ralenti e musiche stucchevoli le sequenze più melodrammatiche. Il risultato è quindi quello di uno zuccheroso telefilm per anziani e bambini mascherato però – ed è questo il lato più fastidioso dell’operazione – da cinema d’autore, che affronta pure in modo sbrigativo una serie di temi “sensibili” (l’emigrazione, l’omosessualità, il cinismo dei “colletti bianchi”, la disabilità) messi in fila più per essere al “passo con i tempi” che per autentiche necessità drammaturgiche. Elementi che rendono Mr. Ove un film tiepido, furbetto e buonista, che dimostra quanto i toni agrodolci siano difficili da manovrare riuscendo a non essere melensi e a mantenere quell’equilibrio fondamentale tra delicatezza di scrittura e tenuta di ritmo e interesse narrativo.
Mr. Ove [En man som heter Ove, Svezia 2015] REGIA Hannes Holm.
CAST Ross Lassgård, Bahar Pars, Ida Engvoll, Filipp Berg, Chatarina Larsson.
SCENEGGIATURA Hannes Holm (tratta dal romanzo L’uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrick Buckman). FOTOGRAFIA Göran Halberg. MUSICHE Gaute Storaas.
Commedia/Drammatico, durata 116 minuti.