SPECIALE SOFIA COPPOLA
Guardare e farsi guardare
La satira di Somewhere sugli orrori della televisione italiana e lo spaesamento del personaggio interpretato da Bill Murray in Lost in Translation, nella società giapponese in cui i moderni mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie favoriscono l’alienazione degli individui, testimoniano un interesse, da parte di Sofia Coppola, per queste tematiche.
Interesse che si manifesta anche in Bling Ring, che parte da un fatto di cronaca e non nasconde ambizioni sociologiche. Il problema è che in questo film lo sguardo della Coppola risulta incerto, nel suo oscillare tra estetizzazione – i numerosi ralenti dei ragazzi che ballano o camminano, il long take in campo lungo del furto in casa di Audrina Patridge, la protagonista di The Hills – e empatia – l’arresto di Nicki, con musica drammatica in sottofondo. Questa oscillazione, lungi dall’arricchire di ambiguità e spessore il film, lo rende confuso e poco coraggioso, soprattutto se paragonato alla devastante aggressività e al cortocircuito estetico di un film come Spring Breakers. Certo, Sofia Coppola non è mai stata particolarmente cinica, né ha mai avuto intenzione di violare le convenzioni del linguaggio cinematografico e del buon gusto. È pur sempre una regista borghese, forse la regista borghese per antonomasia. Ma almeno in Marie Antoinette, probabilmente il suo film migliore, osava di più, stilisticamente, in un’opera ricca di contrasti, esaltazione di quella che è forse la qualità principale della Coppola: un grande occhio pop nell’associare musica e immagini, in sequenze quasi autonome dal contesto, piccoli, stranianti videoclip di grande bellezza. Si sente la mancanza di tutto ciò in Bling Ring, che è, quindi, decisamente più anonimo e convenzionale, più tradizionalmente narrativo. Prende il sopravvento l’ossessione di documentare in maniera realistica, con mille riferimenti a personaggi realmente esistenti, la vita dei protagonisti (chissà però se Megan Fox ha davvero in casa Xanax e pistola?). Ma l’unico momento di grande verità è la battuta “siamo a L.A., per forza ci sono gli elicotteri”: un riferimento efficace e sintetico a quell’onnipresenza inquietante dello sguardo controllante, che si materializza nell’invadenza di Dlisted, dei profili Facebook, delle telecamere a raggi infrarossi, della tv. Perché oggi − come fa capire il finale, con lo sguardo in macchina di Nicki che dà l’indirizzo del suo sito internet − siamo tutti, inevitabilmente, osservatori e osservati allo stesso tempo.
Bling Ring [The Bling Ring, USA 2013] REGIA Sofia Coppola.
CAST Katie Chang, Israel Broussard, Emma Watson, Leslie Mann.
SCENEGGIATURA Sofia Coppola. FOTOGRAFIA Harris Savides, Christopher Blauvelt. MUSICHE Daniel Lopatin, Brian Reitzell.
Commedia/Drammatico, durata 87 minuti.