Il feticismo della nostalgia
Una delle conseguenze più evidenti della retro-mania è l’abbondare di racconti – filmici e letterari – in cui l’utilizzo del flashback è centrale. Non solo il flashback del giallo o del mistery, che svela la verità del narratore, ma il flashback del ricordo, dei bei tempi andati.
In L’altra metà della storia – adattamento di Ritesh Batra del romanzo Il senso di una fine di Julian Barnes -, il meccanismo ormai standard si sposa a un racconto in cui l’anziano personaggio principale (interpretato da Jim Broadbent, Oscar al Miglior Attore Non Protagonista nel 2002 per Iris – Un amore vero) è anche un appassionato della tecnologia passata, vende vecchie macchine fotografiche, non utilizza smartphone: e il film diventa uno specchio a suo modo perfetto della comunicazione contemporanea. Al centro infatti c’è un vecchio diario che il protagonista Tony riceve in eredità da un amico: ma la donna dell’amico nega a Tony l’accesso al libro. Il contrasto porta Tony a ricordare il suo rapporto ai tempi college con l’amico e con la ragazza e a cercare di riallacciare i contatti con quest’ultima. Lo sceneggiatore Nick Payne rilegge il romanzo spostando il tono verso quello di un dramma leggero, pensato per il pubblico di mezz’età soprattutto femminile visto il modo in cui si costeggia la soap opera. E questo racconto anche se edulcorato passa tutto attraverso gli oggetti di cui il diario è sintesi narrativa, come se precipitasse i personaggi in un presente alternativo fatto di lettere, scrittura, ottiche analogiche, pellicola da cui la contemporaneità è quasi del tutto espunta. La nostalgia qui però diventa feticismo, il ricordo non passa dall’emozione ma dal possesso di quell’emozione come dal possesso del diario. Batra si adagia in maniera acritica su questo feticismo, lo corteggia per adulare in qualche il proprio pubblico ideale, ma alla sua regia manca completamente il carisma – se non l’analisi propria del romanzo. Struttura e regia molto convenzionali che rendono il film pulito, ordinato e abbastanza intelligente ma che lo anestetizza smussando i colori della fotografia di Christopher Ross, caramellando le musiche di Max Richter, rendendo buonista un racconto beffardo, facendo diventare consolatori personaggi che spesso superano i limiti consentiti di sopportabilità, rendendo dolce un boccone che si voleva amaro. Nessuno ne mette in dubbio la fattura, ma il suo fine ultimo.
L’altra metà della storia [The Sense of an Ending, 2017] REGIA Ritesh Batra.
CAST Jim Broadbent, Charlotte Rampling, Michelle Dockery, Emily Mortimer.
SCENEGGIATURA Nick Payne (tratta dal romanzo Il senso di una fine di Julian Barnes). FOTOGRAFIA Christopher Ross. MUSICHE Max Richter.
Drammatico, durata 108 minuti.