Punto di (non) ritorno
Johnny Utah, ex poliatleta estremo e volto noto di YouTube, decide di arruolarsi nell’FBI come via di fuga al senso di colpa per la tragica morte del migliore amico. Ma il destino – che sa che non è possibile sfuggire a ciò che realmente si è – riporta Johnny a quel mondo di ribellione e sovvertimento delle regole al quale il ragazzo appartiene.
Confrontarsi con un classico del cinema non è un’impresa facile. Nel 1991, Kathryn Bigelow dirige un film che diventa il manifesto di una generazione: il surf, come stile e filosofia di vita, si erge a simbolo di una protesta illuminata contro le regole socialmente imposte dal Sistema. I limiti esistono solo per essere superati, nella ricerca incessante di un senso autentico da dare alla vita. Discorso sullo scontro tra opposti, sul valore della libertà, sulla possibilità della scoperta come processo di rinascita: ha un’anima pulsante il Point Break della regista di Strange Days e Zero Dark Thirty, un respiro alto che alimenta la bellezza della storia e della sua rappresentazione cinematografica. Ericson Core (Fast and Furious, Daredevil) sceglie una via diversa, e punta alla bellezza nella sua forma più accessibile, montando un film che nella spettacolarità delle sequenze ha il fulcro propulsivo della narrazione. Il surf è solo uno stadio del percorso formativo: otto prove legate ai più popolari sport estremi costituiscono l’unica strada verso la reale consapevolezza di sé. Dai voli in wingsuit tra le crepe delle Alpi svizzere alle scalate delle Angel Falls in Venezuela, è la perfezione tecnica degli atleti assunti come stunt, in combinazione con il ritmo dato dal montaggio e dalle musiche, a saturare le immagini e governare la visione. Esibizioni accurate, di altissima qualità, di una danza mortale dell’uomo con la Natura, in cui i partner eseguono tutte le figure previste senza sbavature ma nell’incapacità di esprimere passione, concreta vitalità di intenti. Questo Point Break è un’opera pensata sulla quantità più che sulla qualità: lo spirito originario dello scontro-incontro rigenerante si depaupera in una ricerca infruttuosa del senso di bellezza, dell’estetica come strumento di ribellione e trasformazione. Cavalca solo la superficie la riflessione di Core sull’ultima risorsa (forse) in grado di salvare il mondo, e nonostante l’impegno di Luke Bracey ed Édgar Ramírez (già protagonista della miniserie TV Carlos) di restituire la complessità del conflitto ordine-caos, la storia si avvita su se stessa, travolta da ondate di ideologia e prevedibilità. Resta l’elevata godibilità di scene adrenaliniche girate senza l’impiego di effetti speciali o lavorazioni digitali, ma i picchi emotivi di Bells Beach sono un orizzonte altro, inarrivabile.
Point Break [id., USA 2015] REGIA Ericson Core.
CAST Édgar Ramírez, Luke Bracey, Ray Winstone, Teresa Palmer, Matias Varela.
SCENEGGIATURA Kurt Wimmer. FOTOGRAFIA Ericson Core. MUSICHE Junkie XL.
Azione/Drammatico, durata 113 minuti.