Questione di sguardi
Nella Provenza del secondo dopoguerra, Gabrielle è uno spirito libero. Nella vita sogna un grande amore, una passione sensuale e travolgente che sia spontanea e naturale. Il suo temperamento non è visto di buon occhio dalla famiglia, che decide di farla sposare a José, un bracciante stagionale spagnolo che lavora nei campi della famiglia di Gabrielle. Anni dopo, in una clinica per curare dei calcoli renali, la ragazza incontra finalmente un uomo che la rispetta per quello che è e che risveglia le sue passioni sopite.
In Mal di pietre Nicole Garcia punta tutto sulla forza dello sguardo di Marion Cotillard, alle prese con un’interpretazione impeccabile, profonda e corporea, capace di accentrare l’attenzione su di sé e distogliere l’attenzione da un progetto complessivo piuttosto incolore. La protagonista si connota come un personaggio sfaccettato e stratificato, che prende vita negli occhi di un’attrice perfettamente in parte, che incontra anche due controparti maschili capaci di fare da cassa di risonanza alla ragazza. Fotografia, musiche e sceneggiatura giocano sul sicuro adagiandosi fin troppo sull’unica colonna portante, la Cotillard, e considerando che il film è tratto dal romanzo Mal di pietre di Milena Agus (qui trasposto nella Francia anni ’40), il risultato finale mette in mostra un lavoro retorico e poco incisivo. È infatti grazie agli sguardi e alle performance del cast e al soggetto di partenza che Mal di pietre riesce ad assumere una personalità seppure labile. L’afflato poetico delle immagini e la fotografia smaccatamente romantica danno all’intera durata del film un alone affascinante che avvolge il pubblico riuscendo a trasportarlo in una dimensione completamente emozionale, in cui la razionalità cinematografica non trova posto. Complicità di sguardi e fusione di corpi sono insomma gli elementi più potenti di una narrazione classica, che descrive in modo superficialmente efficace la storia di una donna. Gabrielle diventa il simbolo delle libertà personale negata, della sopportazione dello status quo nonostante l’avversione: il concedersi al marito contravvenendo a quanto stabilito pur di non lasciarsi umiliare dalla ricerca di attenzioni da parte di altre donne. La sanità mentale della ragazza viene da sempre messa in dubbio dalla famiglia, che semplicemente non capisce una spiccata sensibilità incompatibile con il mondo esterno. La piccola borghesia si rivela sorda, incapace di ascoltare le richieste di aiuto, guardando solo bisogni materiali e di normalità. Mal di pietre ha sostanza in termini tematici più che cinematografici e il lavoro registico si attiene a una certa poetica ritrattista che poco aggiunge all’intenso racconto firmato da Milena Agus. Nel panorama complessivo del Concorso di Cannes 2016, il film di Nicole Garcia resta offuscato da altri titoli, passando così in sordina davanti al pubblico.
Mal di pietre [Mal de pierres, Francia 2016] REGIA Nicole Garcia.
CAST Marion Cotillard, Louis Garrel, Alex Brendemühl.
SCENEGGIATURA Jacques Fieschi, Nicole Garcia (tratta dal romanzo Mal di pietre di Milena Agus). FOTOGRAFIA Christophe Beaucarne. MUSICHE Daniel Pemberton.
Drammatico, durata 120 minuti.