Più Brie Larson, meno arzigogoli
Considerando che la Vedova Nera di Scarlett Johansson è sui nostri schermi da otto anni, è sorprendente che il primo film dell’universo Marvel con una protagonista femminile non sia dedicato a lei, bensì alla new entry Captain Marvel.
La nostra nuova eroina, una soldatessa della razza aliena Kree, entra in scena precipitando attraverso il soffitto di un Blockbuster nell’America di metà anni Novanta mentre insegue la razza aliena nemica, gli Skrull, attraverso la galassia. Arrivata sulla Terra si imbatte in due deviazioni non da poco: frammenti di ricordi di una vita passata che ha totalmente rimosso, e il nostro Agente S.H.I.E.L.D. di fiducia Nick Fury.
Captain Marvel è tutt’altro che perfetto: la prima parte del film è costruita in maniera a dir poco inelegante, che risulta piuttosto “spiegona” nonostante le scene d’azione e combattimenti aerei non manchino. La genesi di Captain Marvel ha troppe parti che si combinano con difficoltà, rendendo alcuni passaggi nebulosi.
A salvare la prima parte e far decollare la seconda è l’esplosiva (letteralmente) Carol Danvers di Brie Larson, che si prende tutto lo spazio che le serve anche in un film infarcito di comprimari uomini – Samuel L. Jackson ringiovanito digitalmente, Ben Mendelsohn dipinto di verde, Jude Law con le lentine da Twilight. Carol è intelligente e forte, divertente e coraggiosa, ma è anche fallibile e testarda. Larson riesce a trovare un equilibrio tra Captain Marvel, un’eroina sovraumana, e Carol Danvers, una persona quasi normale.
Mi ero giurata che non l’avrei paragonato con Wonder Woman ma, a parità del fatto che nessuno dei due film sia davvero femminista, Captain Marvel prova meno disperatamente a essere #fempowerment e si sforza di fare del lavoro con la sua protagonista. La discriminazione a cui è sottoposta è meno scontata ma più che familiare, ed è l’insistenza con cui le donne vengono accusate di essere vittime delle proprie emozioni. Inoltre, è davvero pregevole che il suo arco si incentri su rapporti d’amicizia e rispetto con altre due donne (la Maria Rambeau di Lashana Lynch e la Wendy Lawson di Annette Bening) invece che sul flirtare.
Il miracolo che fa funzionare tutto film è l’alchimia tra Brie Larson e Samuel L. Jackson, eccezionali e vicendevoli spalle comiche, che aiutano anche le parti macchinose del film a risultare più disinvolte. È ottimo anche il dosaggio dei riferimenti agli anni Novanta, dando più risalto a scene istantaneamente classiche come quella sulle note di Just A Girl dei No Doubt. Non c’è dubbio che complessivamente Captain Marvel sarebbe potuto essere un film migliore; ad ogni modo, ci sono stati svariati film dimenticabili con supereroi uomini, eppure siamo ancora qui a farne sequel. Come c’era da aspettarsi, Brie Larson è una bomba di carisma, e rende Carol una protagonista che non ha tempo per rassicurare chi non è capace di starle dietro.
Captain Marvel [id., USA 2019] REGIA Anna Boden, Ryan Fleck.
CAST Brie Larson, Samuel L. Jackson, Jude Law, Lashana Lynch, Annette Bening, Ben Mendelsohn, Djimon Hounsou, Gemma Chan.
SCENEGGIATURA Anna Boden, Ryan Fleck, Geneva Robertson-Dworet, Jac Schaeffer. FOTOGRAFIA Ben Davis. MUSICHE Pinar Toprak.
Azione/Fantascienza/Avventura, durata 124 minuti.