No past, no future
Il figlio adolescente di Nick Cave, Arthur, muore il 14 luglio 2015, cadendo da una scogliera poco fuori Brighton, dove la famiglia Cave risiede. Poco più di un anno dopo esce One More Time With Feeling, il film che il musicista ha messo nelle mani dell’amico regista Andrew Dominik, per dare una forma espressiva all’irrappresentabile dolore.
L’evento traumatico è inseparabile dagli aspetti creativi della vita dell’artista, in particolare si intreccia con la produzione del sedicesimo album di Nick Cave and the Bad Seeds, Skeleton Tree, scritto prima della tragedia, ma finito di registrare in un periodo di poco successivo. Nel film si dispiegano, e a volte cozzano, due intenzioni differenti: dal punto di vista emotivo il film è praticamente un instant movie sul dolore, sulla consapevolezza dell’impossibilità di allontanarsi, non importa quanto tempo e quanta distanza vi si frappongano, dal buco nero del trauma – spiegata da Cave attraverso la folgorante immagine dell’elastico; dal punto di vista formale è invece un’opera fortemente costruita, chiaramente pensata per la proiezione in 3d (questa recensione si riferisce invece, purtroppo, a una visione in 2d), zeppa di soluzioni visive volutamente eccessive e stranianti, a volte difficili da comprendere. Funzionano espedienti come il disvelamento iniziale della messa in scena, l’esaltazione luministica dei contrasti, la forte distanza focale tra sfondo e primo piano, la progressione dai movimenti di macchina mobili e circolari delle prime performance alla maggiore fissità delle ultime; convince meno la necessità di attraversare e penetrare artificialmente materiali e oggetti (spiegabile come esigenza dell’output 3d), così come certe vette di didascalismo che ribadiscono inutilmente quanto già perfettamente espresso dalle immagini e, soprattutto, dalle parole. Le riflessioni sempre paurosamente lucide di Cave, spesso incalzato dal regista, e della moglie Susie, si alternano alle performance dei brani di Skeleton Tree, i cui testi testimoniano la virata verso l’indecifrabile di un artista che “non crede più nella narrazione”, come già emergeva nel recente, eppure ora così lontano, 20.000 Days on Earth. One More Time With Feeling rischia di passare per un film ancora più ambizioso, quando in realtà è più che altro un film oltremodo esigente, che chiede allo spettatore di conoscere quanto accaduto e di accettare la documentazione di un lutto non ancora elaborato, secondo un patto tra protagonista e regista – filmare tutto, chiedere tutto – che esibisce il disequilibrio tra le occorrenze del guardare e la disposizione del “monumento malconcio” guardato. È il faticoso amalgamarsi di tutte queste anime, e soprattutto la ridondanza tra la presenza magnetica e ingombrante di Cave e quella altrettanto, troppo, ingombrante della regia (e del regista) che finiscono per frenare l’impatto emozionale potenzialmente universale del film.
Nick Cave – One More Time With Feeling [One More Time With Feeling, Gran Bretagna 2016] REGIA Andrew Dominik.
CAST Nick Cave, Warren Ellis, Susie Bick, Earl Cave, The Bad Seeds.
SOGGETTO Andrew Dominik. FOTOGRAFIA Benoît Debie, Alwin H. Küchler. MUSICHE Nick Cave and the Bad Seeds.
Documentario, durata 112 minuti.