Lui non se n’è mai andato
Durante le riprese di un documentario sociale, Fabian Sawatzki si imbatte in quello che, a tutti gli effetti, sembra essere il vero Adolf Hitler. Insieme cercheranno di portare a termine, ognuno, il proprio sogno: Fabian dirigendo il suo primo film e Hitler ritrovando il seguito necessario al fine di conquistare il mondo attraverso uno show televisivo.
Cosa accadrebbe se il più grande mostro della storia del Novecento ritornasse in vita, 69 anni dopo, nella Berlino dei Millennials? Il film di David Wnendt (Wetlands, Kriegerin) si interroga sulla memoria del nazismo e sulla sua sopravvivenza all’interno della società tedesca. Il risultato è tanto disarmante quando prevedibile. Con i mezzi di comunicazione di massa aggiornati al 2.0 Hitler riuscirebbe, in poche settimane, a recuperare il credito che negli anni dell’ascesa del partito nazionalsocialista gli valse il potere politico supremo grazie al voto del popolo. D’altronde opere gigantesche, sia a livello filmico che storico come Heimat, insegnano come, a differenza della presa del potere fascista avvenuta con un colpo di Stato a seguito della marcia su Roma, l’ascesa di Hitler sia stata sostenuta realmente, e senza troppe ingerenze, proprio dal popolo, dagli strati più poveri fino alle alte sfere politiche.
Lui è tornato si presenta come un’opera scissa fra il mockumentary e la fiction pura, prosecuzione del fortunato filone dei film di Sacha Baron Cohen ma, a differenza delle storie e dei personaggi del creatore di Borat e Ali G., riserva all’elemento ludico da candid camera solo la parte preparativa, lasciando che sia la finzione pura a descrivere compiutamente le conseguenze del ritorno del Führer.
Il risultato, suggellato da un finale brutale ma attualissimo, è un film che colpisce parti non coperte del corpo dei tedeschi prendendosi anche la briga di descrivere come il potere delle immagini e l’ipocrisia degli spettatori formino un unico, enorme, strumento di propaganda. Hitler viene accettato come comico razzista dal pubblico medio ma subito disconosciuto quando agli spettatori viene mostrato un filmato in cui uccide un innocente cagnolino. Ma il tempo dell’indignazione è finito, il popolo non riesce a condannarlo, Youtube pullula di giovani influencer che si stupiscono di quanto siano condivisibili le sue posizioni, la finzione si raddoppia attraverso il film nel film e Hitler diventa uno dei tanti eroi della società dei meme. L’oblio storico è completo e solo in pochi si sottraggono alla sua logica, leggendo dietro quel volto e quelle parole, magistralmente portate in scena da Oliver Masucci, la pagina più nera dell’Occidente moderno.
Lui è tornato [Er ist wieder da, Germania 2015] REGIA David Wnendt.
CAST Oliver Masucci, Fabian Busch, Christoph Maria Herbst, Franziska Wulf.
SCENEGGIATURA David Wnendt, Johannes Boss, Minna Fischgartl, Timur Vermes (dall’omonimo romanzo di Timur Vermes). FOTOGRAFIA Hanno Lentz. MUSICHE Enis Rotthoff.
Commedia/Mockumentary, durata 116 minuti.