Onora tuo marito, onora i tuoi figli
Attesa per lungo tempo dai fan di Harry Hole, il detective nato dalla penna del norvegese Jo Nesbo, la trasposizione cinematografica de L’uomo di neve è figlia di un percorso produttivo accidentato.
A risentirne sono un po’ tutti gli elementi di questo giallo convenzionale, decoroso ma privo di una vera anima, che non è certo quella del romanzo da cui è stato tratto. Oggetto di continue revisioni a più mani, la sceneggiatura – firmata da Hossein Amini e Peter Straughan – opera tagli decisi che riducono svolte narrative e colpi di scena, ma soprattutto impoveriscono la caratterizzazione di tutti i personaggi chiave. Il giallo moderno è in primis la storia di un detective, poi quella di un delitto e dell’indagine. All’investigatore impersonato da Michael Fassbender, come ai suoi alleati e ai suoi avversari, vengono però attribuiti quei difetti e quelle virtù che servono giusto a ricordarci il genere in cui stiamo bazzicando. Così ci si ritrova di fronte a modelli che restano tali, ovvero quelle poche coordinate sufficienti a farci entrare nel racconto, ma non a creare empatia con i protagonisti, e appena adeguate per seguire una trama alquanto semplicistica: un detective alcolizzato, la sua bella e misteriosa assistente (Rebecca Ferguson) in cerca di vendetta, un serial killer di mogli fedifraghe, la neve che scende silenziosa sulle strade della capitale norvegese Oslo. Non c’era lo spazio per dipingere quello spaccato delle società scandinave a cui tanta letteratura e fiction nordica ci ha abituato. Quello che non doveva mancare, però, era la spinta per scavare fino in fondo nel dolore dei personaggi, che restano purtroppo figure opache, inserite su uno sfondo altrettanto inerte dove si muovono più per volontà d’autore che per vita propria. Infine, la scelta di svelare da subito il passato traumatico dell’assassino e la poco felice alternanza dei due piani temporali in cui si articola la storia, fanno sì che i segreti sottesi alle intenzioni dei vari personaggi non vengano svelati al momento giusto, compromettendo spesso la tensione drammatica. Il risultato è un giallo qualunque di cui è difficile riconoscere la paternità: non è certo quella dell’autore del romanzo, ma neanche quella del regista, il già apprezzato Tomas Alfredson (Lasciami entrare, La talpa), quasi distante quanto noi da ciò che sta raccontando.
L’uomo di neve [The Snowman, Gran Bretagna 2017] REGIA Tomas Alfredson.
CAST Michael Fassbender, Rebecca Ferguson, Charlotte Gainsbourg, J.K. Simmons.
SCENEGGIATURA Hossein Amini, Peter Straughan (tratta dall’omonimo romanzo di Jo Nesbo). FOTOGRAFIA Dion Beepe. MUSICHE Marco Beltrami.
Thriller/Giallo, durata 119 minuti.