SPECIALE STEPHEN FREARS
Sulla riconciliazione
Con la sua cinica concezione del proprio lavoro e delle “storie che piacciono al pubblico”, il personaggio di Martin Sixsmith/Steve Coogan fa ironia sul genere di sentimenti che lo stesso Philomena si appresta a smuovere: una ragazza incinta rinchiusa in convento a “partorire con dolore” un figlio che le verrà portato via, e che manterrà il segreto fino a cinquant’anni dopo, nascondendo il rimorso mentre si costruiva un’altra vita, fortunatamente serena.
Philomena è sviluppato sull’incontro di due persone completamente diverse e ha il merito di non caricare di conflitti e contrasti l’incontro di due visioni del mondo così lontane. La dialettica tra queste due figure, nella reciproca influenza di caratteri e convinzioni, lavora secondo una progressiva modulazione dello sguardo sull’obiettivo finale: per Martin una storia da raccontare con più aggettivi possibile, per Philomena un enorme senso di colpa da lenire, ma diventeranno una vicenda per cui vale la pena combattere e una riconciliazione personale con il proprio dolore. Il disilluso giornalista impara a stupirsi e ad appassionarsi ancora, e Philomena compie il viaggio che da sola non avrebbe mai fatto, alla scoperta di una vita a ritroso che dovrà confrontare con quell’esistenza già vivida nella sua mente, perché costantemente pensata (ne è commovente espressione il ricorso agli home movies come infanzia immaginata, che si rivelano poi anticipazione di quelli reali). Nonostante descriva abusi e crudeltà senza lesinare urla disperate e sguardi spietati, il film si tiene volutamente in superficie rispetto alla denuncia del sistema di coercizione psicologica e della compravendita di bambini messo in atto dalle suore di Roscrea – così come evita di indagare le scelte politiche di Anthony/Michael e le loro implicazioni. In questo la sceneggiatura si tiene salda al punto di vista della sua protagonista, che rimane alla fine quello dominante. Martin, all’inizio scettico, poi sempre più coinvolto e arrabbiato, è la valvola di sfogo dell’indignazione di tutti noi, ma l’ultima parola spetta a Philomena, ed è il risultato del complesso lavorìo di una sofferenza quotidiana, privata, e per questo, dice il film, impossibile da giudicare. Il finale è dunque da un lato facilmente conciliatorio, dall’altro coerente con il percorso fisico e interiore di quella che è, come asserisce a chiare lettere il titolo, la protagonista assoluta.
Philomena [id., Gran Bretagna 2013] REGIA Stephen Frears.
CAST Judi Dench, Steve Coogan, Charlie Murphy, Anna Maxwell Martin.
SCENEGGIATURA Steve Coogan, Jeff Pope. FOTOGRAFIA Robbie Ryan. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico, durata 94 minuti.