La debolezza del punto di vista
L’utilizzo della voce off di miss Suckley, lontana cugina e amante del presidente Roosevelt, per molte sequenze del film, conferisce ad esso un quid di letterarietà. Ci si aspetterebbe, forse ingenuamente, una minuziosa ricostruzione storica o un film di raffinata introspezione, ma il punto di vista della Suckley, dal quale, quindi, gran parte degli eventi sono filtrati, non è affatto approfondito e, anzi, risulta, in verità, ben poco interessante.
Tutto rimane in superficie e Roosevelt ne vien fuori semplicemente come un ubriacone sessuomane qualunque, con madre possessiva al seguito. Il che, se da un lato rivela aspetti della vita privata del personaggio, non è sufficiente a mostrarcelo come personalità complessa, a tutto tondo. Perciò, questa parzialità narratoriale ci sembra una scelta sbagliata, a giudicare dai suoi scarsi effetti.
Michell si limita, inoltre, ad inquadrare accademicamente i personaggi, distinguendosi soltanto nel sottolineare i turning point della narrazione con canzoni jazz dell’epoca: l’inarrivabile Moonlight Serenade di Glen Miller e I Don’t Want to Set the World on Fire degli Inks Spots, tra le altre.
Il problema nel film, allora, non è la sceneggiatura del drammaturgo Richard Nelson, ma proprio la regia di Roger Michell, che pur non deludendo quanto aveva fatto ne Il buongiorno del mattino, non riesce a valorizzare il lavoro degli interpreti, né ad aggiungere molto allo script. Dispiace per Bill Murray, da sempre uno dei nostri attori preferiti, che si cala perfettamente in un ruolo diverso dai suoi soliti, di quelli che piacciono parecchio all’Academy.
Gli unici momenti in cui A Royal Weekend prende quota sono la conversazione confidenziale tra Roosevelt e il sovrano inglese, che si mettono a nudo con virile schiettezza nelle loro debolezze fisiche e psicologiche, e quella, immediatamente successiva, tra il re e sua moglie. Si tratta delle uniche sequenze in cui il bozzettismo viene meno e i personaggi si trasformano da figurine in esseri umani complessi. Quando poi ricompare Daisy Suckley – un’incolpevole Laura Linney – si ritorna, invece, alla prevedibilità e il film si dirige verso l’inevitabile lieto fine.
A royal weekend [Hyde Park on Hudson, Gran Bretagna 2012] REGIA Roger Michell.
CAST Bill Murray, Laura Linney, Samuel West, Olivia Colman, Olivia Williams.
SCENEGGIATURA Richard Nelson. FOTOGRAFIA Lol Crawley.
Commedia/Biografico, durata 94 minuti.