L’unione fa la noia
Giunti al terzo capitolo della saga-reboot-prequel di Star Trek, l’apprezzato J.J. Abrams lascia la sedia del regista a Justin Lin che rimane fedele alla linea con un film pieno d’azione incessante che tenta di tenere buoni i fan di vecchia data con alcune furbizie e strizzatine d’occhio.
Seguiamo le avventure del Capitano Kirk, ma in una linea temporale differente quindi è sventato il pericolo di entrare in conflitto con la serie classica. Spock è ancora il vulcaniano sapientone dalla parlata buffa, ma è anche pronto all’azione e intrattiene una love story con la provocante Uhura. Un film pensato per essere trasversale, insomma, tanto che nella struttura ricorda gli episodi classici. Fin qui tutto bene, solo che Star Trek Beyond è talmente prevedibile da diventare presto soporifero. Il cosmo è fatto per essere esplorato, il male per essere distrutto e la psicologia dei personaggi è relegata a piccoli momenti comici – come gli scambi di battute tra Spock e il dr. McCoy – che non mettono mai in discussione questi assiomi fondamentali. La vicenda ha inizio quando Kalara giunge a Yorktown implorando l’aiuto della Federazione per liberare i suoi sottoposti, rapiti dal malvagio Krall all’interno di una nebulosa inesplorata. Kirk, che si sta un po’ annoiando, desidera rispondere alla richiesta di assistenza e persino il Commodoro non ha niente da obiettare nonostante l’identità e la razza dell’aliena siano sconosciute. In un colpo di scena che aveva previsto anche mio nonno (spoiler), Kalara tradisce i nostri eroi che sono attaccati dalla flotta “sciame” di Krall e naufragano su un pianeta dall’atmosfera respirabile ma pieno di nemici mortali. Inutile dirlo, Krall ha dei conti in sospeso con la Federazione e tenterà di distruggere Yorktown per vendicarsi e, nel frattempo, dimostrare qualche tesi poco fantasiosa sull’inutilità delle alleanze e la forza del singolo individuo. Se Beyond fosse una soluzione acquosa, i cliché lo avrebbero saturato dopo i primi venti minuti e avrebbero cominciato a depositarsi sul fondo in quantità inaccettabili. Il film di Justin Lin non può nemmeno contare sullo charme dei personaggi e sull’acutezza dei dialoghi, che sono ridotti al minimo e svuotati di ogni parvenza di dilemma morale. Assisteremo, insomma, a due ore di mazzate e d’immagini spettacolari che s’inflazioneranno rapidamente. C’è qualche idea d’impatto, come quando si fa uso della musica del ventunesimo secolo per disturbare le frequenze di comunicazione delle navi nemiche, ma si tratta sempre di sequenze isolate in un film che non trattiene l’attenzione del pubblico e allontanerà ancora di più gli esperti del franchise nato dalla mente di Gene Roddenberry.
Star Trek Beyond [id., USA 2016] REGIA Justin Lin.
CAST Chris Pine, Zachary Quinto, Karl Urban, Zoe Saldana, Simon Pegg, Anton Yelchin, Idris Elba.
SCENEGGIATURA Simon Pegg, Doug Jung. FOTOGRAFIA Stephen F. Windon. MUSICHE Michael Giacchino.
Fantascienza/Azione/Avventura, durata 120 minuti.