SPECIALE AMORI IMPOSSIBILI
La sostanza di un abbraccio
La domanda da porre sorge alla fine, quando le parole della voice over che apre La forma dell’acqua trovano compimento: la forma delle cose che regolano la nostra esistenza può apparire mutevole e indefinita ma non per questo priva di un suo ordine e scopo che le dona una specificità concreta?
La forma dell’acqua – The Shape of Water – Leone d’Oro un po’ a sorpresa a Venezia 74 e testa di serie ai prossimi Oscar – per raccontarci ciò utilizza lo stampo di un racconto facilmente riconoscibile e interiorizzato dallo spettatore, quello di una storia d’amore impossibile, tra la bella (muta) e la bestia (marina). Impossibilitati dalle circostanze, dato che le problematiche sono molteplici: all’alterità della creatura si aggiunge infatti la sua “natura”, che interessa militarmente a tutti nel bel mezzo della Guerra Fredda fra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica. Ma sono proprio i rapporti tra diversi a diventare il fulcro della questione, siano essi tra persone dello stesso sesso o fra chi ha la pelle di colore diverso, e sono questa dicotomia e questo conflitto ad interessare Guillermo del Toro. Il discorso è abusato quest’oggi, tanto quanto un racconto che canonicamente segue il proprio percorso tra aiutanti redenti dalla propria misera condizione e avversari troppo ossessionati per trovare un proprio equilibrio agevole, ma che trae forza e linfa da riferimenti culturali comunemente considerati bassi. La forma fisica della creatura, al contempo reale ed emotiva, chiaramente prende spunto da Il mostro della laguna nera, tanto quanto il set evocativo di un periodo storico grigiamente conforme, con una fotografia ricca di percorsi visivi cromatici, quasi espressionista, che crea un senso di vertigine tra basso e alto. Le tematiche molto di moda, per quanto sincere, e i riferimenti culturali, al netto di una rivalutazione pur sempre borderline, rendono La forma dell’acqua godibile per la passione che cela, un po’ grottesca, un po’ poetica come il miglior cinema di Tim Burton. Del Toro probabilmente realizza la sua pellicola più fruibile trovando equilibrio tra le sue ossessioni in una narrativa affabulante; la forma, per i più, maggiormente matura del suo cinema. Alla fine emoziona, mostrando l’equilibrio di tutti gli elementi della diversità, come osservare un abbraccio impossibilmente sospeso nella sostanza dell’acqua.
La forma dell’acqua – The Shape of Water [The Shape of Water, USA 2017] REGIA Guillermo del Toro.
CAST Sally Hawkins, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer, Doug Jones.
SCENEGGIATURA Guillermo del Toro, Vanessa Taylor. FOTOGRAFIA Dan Laustsen. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico/Fantastico, durata 119 minuti.