Supereroi contro le forze del male
Girato in contemporanea con il capitolo numero due (Masterclass), Smetto quando voglio – Ad Honorem chiude la trilogia dedicata alla Banda dei Ricercatori universitari disoccupati dedita alla produzione di smart drugs.
In questi anni siamo stati (quasi) tutti concordi nel definire l’opera di Sydney Sibilia una piccola/grande rivoluzione all’interno dell’industria cinematografica italiana, capace di affrontare di petto la questione del genere (come Veloce come il vento e Lo chiamavano Jeeg Robot, che hanno ricevuto però più attenzione mediatica), un tipo di comicità raffinatamente pop e l’analisi feroce della disastrata situazione contemporanea. Del precariato si può ridere, prendendo a modello da un lato i contenuti politicamente scorretti dell’inarrivabile Breaking Bad e dall’altro lo stile irresistibile della fuoriserie italiana Boris. Il neurobiologo Pietro Zinni (Edoardo Leo) e la sua cricca scalcinata di latinisti, chimici, economisti e antropologi sono gli unici supereroi di cui abbiamo bisogno: il loro superpotere è la Cultura, e i loro arcinemici sono i raccomandati alla guida di un sistema corrotto, i politici “pronti a dare la colpa a chi ha già pagato” e la crisi su cui si è adagiato un Paese che non crede nella meritocrazia. Alla fine della sua lunga corsa Smetto quando voglio arriva un po’ con il fiato corto, è vero, ma i fuochi d’artificio sono stati tanti e di grande arguzia: esauriti l’effetto sorpresa del primo episodio e il tripudio da heist movie del midquel, l’ultimo tassello della saga porta allo scontro con il “boss finale” per la salvezza dell’umanità. Ma un dubbio ci attanaglia, ed è proprio qui che Sibilia e i suoi sceneggiatori tirano la stoccata finale: siamo poi così sicuri che il male supremo siano il misterioso Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio, già in scena nel cliffhanger di Smetto 2) e il malavitoso ingegnere Murena (Neri Marcorè, sfregiato per l’occasione)? Il loro destino – tirando le somme – è comune a quello degli eroi, anche se le vie intraprese sono diverse; buoni e cattivi sono tutti vittime di un Male originale ben più grande, cronico e nazionale, che li ha resi così. Per questo, anche a fronte di un film meno compatto e coerente dei precedenti (meno avvincente, con troppe ellissi e situazioni ben oltre i limiti della credibilità), il progetto Smetto quando voglio va giudicato nel suo insieme, nel coraggio con cui ha saputo dare forma ad un manifesto del precariato molto più centrato e convincente di – ad esempio – Generazione mille euro e Tutta la vita davanti. Saranno gli ultimi a salvare il mondo (come l’epica americana ci insegna), quello stesso mondo che li ha emarginati e resi invisibili.
Smetto quando voglio – Ad Honorem [Italia 2017] REGIA Sydney Sibilia.
CAST Edoardo Leo, Pietro Sermonti, Luigi Lo Cascio, Valeria Solarino, Greta Scarano.
SCENEGGIATURA Sydney Sibilia, Francesca Manieri, Luigi Di Capua. FOTOGRAFIA Vladan Radovic. MONTAGGIO Gianni Vezzosi.
Commedia/Azione, durata 96 minuti.