I vecchi leoni ruggiscono ancora
Fisher Stevens, attore al secondo lungometraggio da regista, sa bene come valorizzare l’immenso talento degli illustri colleghi Pacino, Walken e Arkin. Basta lasciarli liberi di dimostrare che, anche se ormai settantenni, sono sempre capaci di reggere la scena come pochi. Uomini di parola, dunque, altro non è che un’occasione per ammirare ancora una volta questi tre mostri sacri del cinema americano, stavolta nel ruolo di criminali in pensione, che si ritrovano insieme dopo tanti anni.
Pacino, infatti, interpreta Val, uscito di prigione dopo 28 anni, e desideroso di spassarsela come ai vecchi tempi, con l’amico Doc (Walken), che però ha il compito di ucciderlo. Arkin, invece, ha solo un piccolo, ma gustoso, ruolo, quello di Hirsch, l’autista della banda, che è in precarie condizioni di salute, ma non ha dimenticato come si guida un’automobile a gran velocità. Va da sé che tutto il film è un pretesto per le performance dei tre grandi attori, in situazioni che alternano, come i Coen e Tarantino insegnano e come è costume diffusissimo ormai nel cinema mainstream hollywoodiano, comicità e violenza, mescolando il gangster movie alla commedia. Uomini di parola contiene anche una citazione esplicita della famosa inquadratura dal bagagliaio, nell’incipit di Quei bravi ragazzi, film seminale nel rappresentare i gangster come individui grotteschi, privandoli del fascino tragico ed epico accumulato in decenni di cinema, dal Padrino a quello Scarface in cui Pacino non si limitava a sniffare farmaci per il colesterolo e la pressione, come succede qui. In Uomini di parola i tre arzilli vecchietti trovano nel bagagliaio dell’auto che hanno rubato una ragazza nuda, con le mani legate, che, da bravi galantuomini, vendicheranno efficacemente. Si tratta di uno dei due sub-plot di questo buddy movie, mentre il secondo, anch’esso poco sviluppato, ha a che fare con il rapporto tra Doc e la cameriera del suo bar preferito. Tentativi poco riusciti di permettere ai tre personaggi principali un’evoluzione e un rapporto con il resto del mondo, e di superare il rischio di monodimensionalità, inevitabile quando il carisma di attori di gran calibro prende il sopravvento sui ruoli che interpretano. Ma lo spettatore/fan, alla fine, si accontenta semplicemente di ritrovare e riconoscere sullo schermo gli attori che ama, i loro tic, i loro sguardi. E, in certi casi, tutto il resto non conta.
Uomini di parola [Stand Up Guys, USA 2012] REGIA Fisher Stevens.
CAST Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Julianna Margulies.
SCENEGGIATURA Noah Haidle. FOTOGRAFIA Michael Grady. MUSICHE Lyle Workman.
Commedia, durata 94 minuti.