Io, vagabondo che son io
Nicola perde le sue giornate vagabondando per i sobborghi romani, approfittando di qualche lavoro saltuario come saltimbanco per feste per bambini e finendo le serate con alcool e malinconia a volontà. Sotto la sua ala protettiva si rifugiano il piccolo Salvatore e, in un rapporto martoriato e quanto mai ambiguo, Sofia. La conoscenza di Sasà porterà Nicola a percorrere nuove strade, così come sta facendo una celebre sposa straniera in diretta televisiva.
Una giustapposizione continua attraversa Viva la sposa di Ascanio Celestini, quella tra il lustro della sposa vagante e la realtà quotidiana di gran parte degli spettatori seduti di fronte al televisore ad ammirare la celebre star. Non si può certo dire che il film non abbia la presunzione di racchiudere in poco più di un’ora tutta una serie di problematiche esistenziali, sociali e politiche della quotidianità italiana. Se da un lato non si può negare la positività di questo engagement sociale, dall’altro lato è pur vero che questo non riesce a svilupparsi fino in fondo, vista anche la stigmatizzazione degli episodi proposti (l’abuso in caserma, la truffa di strada, ecc…), diventando spesso un accenno simbolico e poco profondo di quanto si vorrebbe trasmettere. Sono proprio questi episodi a trarre giovamento da un tempo narrativo maggiore rispetto agli altri, ma che non trovano poi riscontro nella conseguente crescita dei fatti e dei personaggi.
Questo sviluppo degli episodi procede in maniera serrata, non lasciando certo al pubblico la possibilità di distrarsi o, tanto meno, di annoiarsi. Quello che pare sfuggire è però proprio l’apporto positivo che alcuni momenti di stasi avrebbero dato al film e ai personaggi, che rimangono spesso incastrati nel loro interprete. È il caso del protagonista e di Sofia, ad esempio, i quali restano sincopati nelle performance rispettivamente di Ascanio Celestini e di Alba Rohrwacher, che vista la successione degli avvenimenti hanno poche possibilità di rivelarsi per chi sono veramente. Lontano dal raggiungere la funzione di accenni psicologici dei caratteri, i loro tic morali diventano un surplus di carne messa sul fuoco. Il vagabondaggio che dovrebbe assurgere a emblema di ricerca o – al contrario – di perdita, diventa un’accozzaglia di persone ed eventi che non arrivano a nessuno degli altri, tanto meno al pubblico. Tanto, troppo contenuto finisce con il sembrare vuoto, in un film che pure si sforza di ricercare una chiarezza espositiva e intellettuale non da poco. Molti di questi elementi però si sono persi lungo il vagabondaggio diegetico del film, lasciando di sé l’aura di quello che avrebbe potuto essere.
Viva la sposa [Italia 2015] REGIA Ascanio Celestini.
CAST Ascanio Celestini, Alba Rohrwacher, Salvatore Striano.
SCENEGGIATURA Ascanio Celestini. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE François Couturier.
Drammatico, durata 85 minuti.