Le crepe di un amore
Film come 45 anni pongono nello spettatore più attento quesiti e dubbi difficili da risolvere. Cos’è un film formale nel 2015? Fin dove si può scegliere il nudo realismo – un realismo ricostruito e di finzione – rinunciando alla metrica mossa, dinamica, sfrontatamente coinvolgente del cinema d’intrattenimento? Cosa permette di distinguere la noia dalla contemplazione?
Come secondo i teorici della musica classica contemporanea della prima metà dello scorso secolo, «Musica è tutto ciò di fronte a cui un eventuale ascoltatore si pone con l’intento di ascoltare musica». Per risolvere i dubbi sollevati dal film di Haigh vale lo stesso principio, lo spettatore ha un ruolo sulla riuscita del film pari a quello del costumista o dello scenografo. La sua disposizione vale il prezzo del biglietto. Questo non faccia pensare che 45 anni sia un film di ricerca, sperimentale o ardito. La messa in scena è classica e già ben masticata. Ogni situazione rimanda a un linguaggio acquisito da ogni spettatore, con stilemi, premesse e aspettative dichiarate dal taglio dei campi, dalla direzione degli sguardi, dall’uso funzionale e risicato dei controcampi. Ma col procedere delle giornate – le ultime sette prima della festa d’anniversario −, scandite dai gesti quotidiani e da schermate nere, il film assume una fissità al limite del geometrico in cui le variazioni sono scarse: il colpo di scena, la svolta, avviene quasi ad inizio film e successivamente si aspetta qualcosa d’altro, che non arriverà. La scoperta da parte di Kate della gravidanza della vecchia compagna del marito Geoff, tragicamente scomparsa in un crepaccio durante un velleitario attraversamento delle Alpi, potrebbe essere questo qualcosa ma non ci sono sviluppi o conseguenze. La regia punta più ad esprimere il rimorso, il rimuginare corrosivo, la scoperta degli enormi buchi vuoti lasciati in 45 anni, che una reale crisi di coppia. Il tempo delle possibili svolte è trascorso, le scelte, come dice Geoff nel discorso conclusivo, sono state fatte, la vita è questa e le tracce sono rimaste solo negli amici, nei colleghi, che hanno raccolto le foto del loro passato, foto che Kate e marito non hanno. Sembra loro di non lasciare nulla, come non fossero esistiti. Geoff è forse stato sempre insieme a Katia, trasfigurata in donna ideale, capace di fargli provare la pienezza dell’esistere. Kate, il cui nome simile è evidentemente simbolico, è un’abbreviazione, un avere avuto di meno, un essersi accontentato. La canzone su cui si conobbero e su cui infine ballano è Smoke Gets In Your Eyes dei Platters «Tutti quelli che amano sono ciechi, come fai a sapere che il tuo amore è vero amore?». Appena nato il loro amore, sotto l’ombra lunghissima di Katia, era già finito.
45 anni [45 Years, Gran Bretagna 2015] REGIA Andrew Haigh.
CAST Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Dolly Wells, Geraldine James.
SCENEGGIATURA Andrew Haigh. FOTOGRAFIA Lol Crawley. MUSICHE Connie Farr.
Drammatico, durata 89 minuti.