Intendiamo amore quando diciamo amore?
Ancora una volta ingannati da un trailer italiano bugiardo, ci approcciamo a Le Week-End convinti di assistere ad una commedia. Magari non banale, magari non stupida, ma comunque una commedia tout court, senza troppi patemi d’animo.
Invece Le Week-End non solo non è una morbida discesa – come molte commedie “senili” soprattutto americane ormai ci hanno abituato – ma ci porta attraverso i territori scoscesi e ripidi dell’amore e delle sue (in)naturali evoluzioni, dovute alle complicazioni della vita di coppia, del lavoro, dell’esistenza stessa. Il film di Roger Michell è sincero fin dalle primissime battute, da quel viaggio in treno verso la Francia accompagnato da malinconiche note jazz (di Jeremy Sams) in sottofondo. Guardiamo i protagonisti sessantenni Nick e Meg e non ci passa neanche per l’anticamera del cervello che il duo sia felice, o particolarmente affiatato. In effetti, non sta ripercorrendo i luoghi della luna di miele per celebrare un evento quanto per ricucire un rapporto e riportare alla reciproca memoria i motivi di una relazione lunga trent’anni. Che se c’erano, ora non ci sono più, sostituiti dall’abitudine e da una sorta di convivenza forzosa votata alla sofferenza. Come due alieni sperduti in un mondo sconosciuto, Nick e Meg si perdono per le vie della capitale francese, non tollerano il colore “marroncino chiaro” delle pareti della stanza prenotata a Montmartre e guardano dai finestrini di un taxi la città in un tour costosissimo ed estenuante. Si respingono e si riavvicinano, fanno i duri rivendicando il proprio diritto alla libertà ma vanno nel panico per l’assenza del partner. “Questa è una prigione”, dice lei, e per tutta risposta lui chiosa con un “Molti si vantano della loro capacità di stare soli. Io ho cominciato a sentire una specie di terrore fisico dell’abbandono”. Si ride molto, in Le Week-End, ma lo si fa mentre si affronta un gioco al massacro spietato fondato sull’apatia di un equilibrio privo di stimoli, e mentre si rimpiange il passato abbandonandosi alla disillusione dell’età adulta. Lo zenit dell’inquietudine verrà raggiunto durante la cena dal vecchio amico Tom (strepitoso Jeff Goldblum), crogiuolo di capricci – i desideri di fuga di Meg – e di feroce autoanalisi – la mancanza di stima in se stesso di Nick. Ma questa coppia si ama o no? E soprattutto, cosa significa “amare”? Siamo abituati (cinematograficamente parlando) alle semplificazioni sentimentali, scorciatoia che Le Week-End non solo evita, ma ribalta. Quello di Meg e Nick è un rapporto “altro”, una simbiosi schietta ai limiti del cinismo. La loro storia proseguirà? Forse. Ma in fondo, che importanza ha?
Le Week-End [id., Gran Bretagna 2013] REGIA Roger Michell.
CAST Jim Broadbent, Lindsay Duncan, Jeff Goldblum.
SCENEGGIATURA Hanif Kureishi. FOTOGRAFIA Nathalie Durand. MUSICHE Jeremy Sams.
Commedia, durata 93 minuti.