Al discount del cappa e spada
Le vie della distribuzione sono infinite. Nella esangue estate cinematografica 2012 accade ad esempio che un film la cui uscita era stata decisa per Natale (Nudi e felici) venga inopinatamente dirottato ad agosto, “nel niente sotto il sole”, per dirla con Vinicio Capossela. E accade anche che un altro film di cui invece non era proprio prevista alcuna distribuzione spunti d’improvviso nelle sale. Senza alcuna pubblicità né presentazione, dato in pasto a multiplex famelici e spettatori in cerca di aria condizionata.
Che i cervelli della Eagle Pictures abbiano voluto furbescamente ingannarci? In fondo un temerario cavaliere spagnolo può egregiamente fare da traino ad un oscuro cavaliere vestito da pipistrello, senza che nessuno noti la differenza fra i due. Ma per quanto sfacciata possa sembrare questa ipotesi, la verità probabilmente è ancora più sfrontata, e obbedisce alle regole del Caso. Il Caso che sancisce che nella stagione estiva le pellicole in Italia trovino spazio nelle programmazioni senza alcuna logica che non sia quella della “non belligeranza” coi due/tre blockbuster pigliatutto. Visto così, Il cavaliere del Santo Graal fa persino tenerezza. Perché l’opera di Antonio Hernández aspira all’epica cavalleresca e alla messinscena maestosa. Un intento nobile, che però si infrange mestamente contro un budget non all’altezza di un fantasy. Per narrare le vicende di capitan Tuono, soldato nella Spagna del XII secolo con il compito di proteggere e salvare nientemeno che il Santo Graal, il regista abbandona qualsiasi eventuale personalismo optando per un pericolosissimo registro imitativo. Tutto ciò che vediamo è una copia sbiadita di un sottogenere (il cappa e spada) clinicamente morto da anni e che solo i grandi narratori hollywoodiani riescono saltuariamente a riesumare. Il cavaliere del Santo Graal inanella tutti i temi ricorrenti del caso: il cattivo che trama nell’oscurità, l’eroe dedito alla giustizia, il rapimento della bella e l’attacco finale al castello. Ma per quanto ci si sforzi di costruire una narrazione credibile, con ampio sfoggio di ambienti naturali e abbondanza di oscurità per coprire la penuria scenografica, sono i molteplici difetti a saltare subito all’occhio: dalle mongolfiere disegnate nel cielo alle armi giocattolo (la clava!), fino ai terrificanti tempi morti zeppi di dialoghi fini a loro stessi. Per questo cavaliere non c’è speranza, destinato com’è a scontentare sia le nuove generazioni avvezze ai Troni di spade che i nostalgici dell’artigianato filmico anni ’80 in stile Storia infinita. Spesso ci si lamenta dell’incapacità italica di proporre film di genere, mentre i francesi si cimentano con successo nel thriller/noir e gli spagnoli sperimentano l’horror. Ma a volte potrebbe essere più dignitoso accettare i propri limiti e arrendersi, prima di esporsi al pubblico ludibrio.
Il cavaliere del Santo Graal [El Capitán Trueno y el Santo Grial, Spagna 2011] REGIA Antonio Hernández.
CAST Sergio Peris-Mencheta, Natasha Yarovenko, Alejandro Naranjo, Asier Etxeandia.
SCENEGGIATURA Pau Vergara (tratta dal fumetto Capitan Trueno di Víctor Mora). FOTOGRAFIA Javier Salmones. MUSICHE Luis Ivars.
Avventura, durata 106 minuti.