Amami se hai coraggio
Una vita orizzontale, chiuso in un polmone artificiale tutta la giornata tranne poche ore d’aria consentite, la passione per il giornalismo, la poliomielite che avanza. Arriva d’improvviso nella vita di Mark O’Brien il desiderio naturale di percepire il proprio corpo in un rapporto completo con una donna. Per dirla in parole povere, vuole scoprire il sesso e per questo chiede aiuto a Cheryl, la sua terapista sessuale.
Etichettarla come la solita commediola allusiva è sbagliato tanto quanto crederla una storia troppo complessa e straziante da rovinare una serata qualunque. Mai provato a non fermarsi alle apparenze? Lasciare che la storia ci scorra addosso, vedere il suo significato di là di quello che sembra, proprio perché non è quello che sembra?
Parlare d’amore al cinema significa troppo spesso analizzare quasi scientificamente le tappe della sua costruzione. The sessions invece rivela persone, le mostra completamente spogliandole non solo dei vestiti ma dei preconcetti che limitano il loro desiderio di connettersi l’una con l’altra, con gli altri, col mondo. Mark stesso ha il desiderio fortissimo di trasmettere le proprie sensazioni, comunicandole a Cheryl, al parroco, a se stesso, a noi spettatori di conseguenza, in un racconto in prima persona maturo, adulto e dignitoso. Le parole arrivano dalla figura di John Hawkes, trasformista recentemente relegato a ruoli secondari come l’oscuro zio paterno di Un gelido inverno oppure il carismatico Patrick a capo della setta che inghiotte la protagonista de La fuga di Martha. Qui invece lo schermo si riempie del suo personaggio, mentre storce il proprio corpo, lo flette, lo immobilizza, lo porta come una maledizione, lo odia perché eiacula troppo in fretta. Allo stesso tempo lo coccola, lo ascolta, lo migliora fino a trarne il massimo, per poi riposarsi annientato e vittorioso. A voler cercare il difetto, si potrebbe sottolineare come il film leghi la sessualità a tematiche quali la religione, la morale, la complessità dell’affetto, per poi evitare di ragionare sul confronto. Il regista usa strategie ingenue per confezionare la sua visione, l’apice ritrovato nel paragonare l’orgasmo a immagini graziose e semplici suscitate nella mente del suo primo attore. Si potrebbe, ripeto, andando così a rovinare la bellezza del guardare la realtà attraverso gli occhi di un uomo che ha appena scoperto una parte di se stesso, lasciandosi travolgere dalle sensazioni senza preoccuparsi di essere banale o ingenuo, senza perdersi nei meandri di un complicato e inutile filosofeggiare. “Giochi o non giochi?”, si ripetono sfidandosi i protagonisti di Amami se hai coraggio, vivendo la propria vita come uno scherzo; e tu giochi?
The Sessions – Gli incontri [The Sessions, USA 2012] REGIA Ben Lewin.
CAST John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood, Adam Arkin.
SCENEGGIATURA Ben Lewin (tratto dall’articolo On Seeing a Sex Surrogate di Mark O’Brien). FOTOGRAFIA Geoffrey Simpson. MUSICHE Marco Beltrami.
Commedia drammatica, durata 95 minuti.