Memory
E così Uòlter si è dato al cinema. Dove, bisogna ammetterlo, fa meno danni che in politica. Il suo documentario su Berlinguer forse è un film “perfettino”, ma evita il rischio del santino, del ricordo agiografico e, senza dubbio, è realizzato da qualcuno che conosce l’argomento.
Certo, il rapporto del PCI con i movimenti e con la sinistra extraparlamentare è totalmente trascurato. Non basta mostrare una vignetta di Vincino su Lotta Continua o la gente nuda a Parco Lambro per illustrare una dialettica così complessa. Ma su tutto il resto Quando c’era Berlinguer, prodotto da Sky, vale una puntata di La storia siamo noi (è un complimento). Il materiale di repertorio è ricco (rivedere Pinochet e Andreotti gela il sangue, Giuliano Ferrara sbarbatello che saluta col pugno chiuso fa impressione), il tono è didascalico perché, probabilmente, i destinatari del documentario sono i giovani ignoranti, come quelli intervistati nelle scene iniziali (“Berlinguer? Era un commissario? Un senatore a vita? Uno scrittore? Un francese di estrema destra? Il presidente della Corea e dell’Unione Europea?”). In ogni caso, mostrare per l’ennesima volta i lunghi, interminabili minuti dell’ultimo, stoico discorso di Enrico a Padova è sadismo puro. Ma Veltroni ha un’idea di spettacolo un po’ semplicistica e prevedibile, televisiva nel senso deteriore. E lo dimostra anche quando stacca sul primo piano per spettacolarizzare la commozione dell’operaio padovano che ricorda l’incontro con il leader del PCI. Piange anche Alberto Menichelli, capo della scorta di Berlinguer, e piange persino Giorgio Napolitano, quando parla del declino del partito cui lui ed Enrico hanno dedicato un’intera vita politica. Sono in molti tra gli intervistati (dei quali il più lucido e autocritico è Claudio Signorile) a constatare che il PCI è morto con Berlinguer e la cosa fa riflettere: per quanto Enrico fosse lontano dal narcisismo e dalla personalizzazione non solo degli attuali leader politici, ma anche del coevo Craxi, già allora il voto degli elettori era diventato meno ideologico e più condizionato dalla personalità di chi guidava i partiti. Che qualità aveva Berlinguer per indurre anche gente che non aveva mai votato PCI a votare per il suo partito, fino al 34% del ‘76? Oltre ad essere una persona di indiscussa onestà, di sicuro non cercava divisioni tra gli italiani, anzi si sforzava di dialogare anche con i cattolici. E per quanto l’idea del compromesso storico – che Veltroni fa risalire alla tragica fine del governo di Allende in Cile – ai puristi potesse sembrare discutibile a quei tempi, oggi, considerando come sono andate le cose, ci si chiede cosa sarebbe successo se Moro non fosse stato ammazzato dalle BR, se i due principali partiti italiani, non ancora guidati da incapaci, coatti e bellimbusti, avessero potuto collaborare in maniera fruttuosa…
Quando c’era Berlinguer [Italia 2014] REGIA Walter Veltroni.
SOGGETTO Walter Veltroni. FOTOGRAFIA Davide Manca. MUSICHE Danilo Rea.
Documentario, durata 117 minuti.