L’uomo, lupo per gli altri uomini
Fautore della Nouvelle Vague polacca negli anni ’60 assieme a Roman Polanski (per il quale firma la sceneggiatura di Il coltello nell’acqua nel 1962), il regista Jerzy Skolimowski ritorna dietro la macchina da presa a due anni di distanza da Four Nights with Anna, che aveva interrotto un silenzio durato ben 17 anni (il precedente lavoro, Thirty Door Key, è datato 1991).
E lo fa vincendo il Gran Premio della Giuria a Venezia 2010 – sorta di terzo posto, alle spalle del Leone d’Oro Somewhere e del Leone d’Argento Ballata dell’odio e dell’amore – e narrando la storia di una fuga. Anzi di una caccia all’uomo; anzi, di un tentativo di sopravvivenza. Essential Killing comincia in medias res, senza introduzioni o voci off, come un teorema di cui conta solo la dimostrazione pura e semplice. Catapultati nelle gole del deserto dell’Afghanistan assistiamo alla cattura del talebano Mohammed (nome archetipico e mai pronunciato, che si palesa solo durante i titoli di coda del film) da parte dei soldati Usa. Imprigionato e torturato, il presunto terrorista riesce a fuggire quando il convoglio militare che lo sta trasferendo si ribalta tra le nevi di un’imprecisata foresta dell’Europa orientale. Mohammed scappa, dando inizio ad un lungo vagabondaggio, verso una possibile salvezza. Ma quale salvezza, anche se riuscisse a sfuggire ai suoi aguzzini? La Natura in cui il protagonista è immerso è un Nulla, un non-luogo esistenziale tragicamente armonioso e immobile; al punto da far pensare ad una visione – come la straniante e abbacinante apparizione della donna in burqa tra le nevi, o a un destino che forse si è già compiuto. Muto, spaesato e atterrito, all’uomo affamato e abbandonato non rimane che il regresso a uno stato brado e istintuale attraverso “gesti” (gli omicidi, il furto del pesce dal secchio di un pescatore, il tentativo di allattarsi al seno di una donna incrociata in bicicletta) essenziali, fondamentali per il suo sostentamento. Essential Killing è una potente e primigenia fuga da noi stessi, spiazzante e ipnotica, che ci inchioda alla poltrona della sala. La monumentale prova d’attore dell’artista & cialtrone Vincent Gallo (indiscutibile Coppa Volpi per il Miglior Attore sempre alla Mostra di Venezia) fa il resto, lasciando irrisolto l’enigma sul senso ultimo del suo (e del nostro) disperato peregrinare: Mohammed è una figura Christi destinata all’espiazione e alla Passione o è al contrario un “anticristo scoperto da tre stranieri in una grotta in Afghanistan”, come dichiara un soldato americano ad inizio film, poco prima di morire proprio per mano del fuggitivo talebano?
Essential Killing [Id., Polonia/Norvegia/Ungheria/Irlanda 2010] REGIA Jerzy Skolimowski.
CAST Vincent Gallo, Emmanuelle Seigner, Zach Cohen, Nicolai Cleve Broch.
SCENEGGIATURA Jerzy Skolimowski, Ewa Piaskowska. FOTOGRAFIA Adam Sikora. MUSICHE Pawel Mykietyn.
Drammatico, durata 83 minuti.