Un racconto di autoaffermazione e libertà
Fin da subito esplode la vita in Libere disobbedienti innamorate, l’opera prima della regista palestinese Maysaloun Hamoud. Una vita a volte difficile, spesso complicata, dolorosa addirittura, in bilico tra due mondi, tra terra e mare, come dice il titolo in lingua originale, Bar Bahar.
Hamoud pone il suo occhio proprio lì, in quella terra di mezzo, in quel piccolo spazio, a Tel Aviv, in cui vivono Leila, Salma e Noor, le tre protagoniste di questo film che è una dichiarazione (di intenti e di libertà), un atto di presentazione (di una generazione e di una cultura), un urlo raccolto (di indipendenza ed emancipazione). Libere disobbedienti innamorate – nonostante la riduttiva traduzione del titolo che aggettivizza in maniera semplicistica le protagoniste -, racconta di Leila, un avvocato che non vuole cambiare per niente e nessuno, di Salma, che ama le donne di nascosto dalla famiglia e di Noor, una studentessa, che sotto il velo cela sguardi sognanti il mondo fuori, promessa sposa a un uomo violento. È proprio Noor l’emblema di questo film e di quel “tra terra e mare”, personaggio in cui il dualismo raggiunge l’apice, in cui la tradizione (il rito del velo) viene contaminata dal fondamentalismo (il suo fidanzato). Leila, Salma e Noor sono donne arabo-palestinesi differenti, di cultura e gusti sessuali diversi; ed è questo il punto, perché se da una parte si mostrano i tabù e le contraddizioni di un Paese retrogrado con le sue figlie, dall’altra proprio queste diventano narrazione del multiforme. Se le prime due si ribellano a ogni passo, col loro corpo, con atteggiamenti e reazioni, la ribellione della terza è lenta e silenziosa, come lento e silenzioso è il fluire di questo canto di affermazione e politica (dei sentimenti e dell’esistere), di distacco (dalla famiglia, dai cliché e dalla – falsa – tradizione) e rinascita (la fuga di Salma nella notte, il bagno di Noor). Il centro di tutto è la casa, il luogo in cui le ragazze sono libere di essere ciò che sono (la danza di Noor e Leila) ma è anche dove il reato si compie. È una favola malinconica di trasformazione e crescita, di realtà cruda e di abbracci sinceri, e a sostegno di ciò la regia si fa di volta in volta o lieve nel cogliere nei gesti e negli sguardi il taciuto, o implacabile nel mostrarlo in modo talmente asciutto da renderlo insopportabile. È una storia di coralità e solidarietà femminile, tributo ad Almodóvar, ma anche di vendetta – la regista intervistata cita Tarantino -, non quella di sangue e fluidi, ma quella contro gli uomini, contro le regole e gli stilemi voluti da una società patriarcale che ingabbia e opprime. In Libere disobbedienti innamorate non ci sono eventi straordinari, a essere straordinarie però sono queste tre donne che con le loro azioni e ribellioni dimostrano che l’unica strada da percorrere è la scelta libera e l’autodeterminazione.
Libere disobbedienti innamorate [Bar Bahar, Israele/Francia, 2017] REGIA Maysaloun Hamoud.
CAST Mouna Hawa, Sama Jammelieh, Shaden Kanboura, Mahmud Shalaby, Riyad Sliman.
SCENEGGIATURA Maysaloun Hamoud. FOTOGRAFIA Itay Gross. MUSICHE MG Saad.
Drammatico, durata 96 minuti.