Donne pettorute che si sparano addosso
Tre donne, inseguite da bizzarri criminali, cercano un grosso bottino in una roulotte abbandonata nel mezzo del deserto del Mojave. Le tre sono caratterialmente agli antipodi l’una dall’altra, ma hanno qualcosa in comune: un oscuro passato e un paio di tette monumentali.
E’ di questo che tratta Bitch Slap, del regista Rick Jacobson: tette, principalmente. Ma anche di sanguinose sparatorie, di sadiche perversioni, di tradimento, di vendetta e di amore saffico. Non c’è una vera storia, le vicende procedono per accumulo di colpi di scena svelati in flash back dai fastidiosi sfondi digitali, fino all’esplosivo finale. Unica certezza, la presenza costante di split screen erotici e ralenti fatti come Baywatch comanda.
E’ chiaro fin da subito che Bitch Slap è una scherzosa elegia delle tette grosse in salsa pulp, un patchwork di citazioni che comprendono tutta la storia del cinema d’exploitation, dai nudies anni ’50 all’ovvio Russ Meyer fino a Kill Bill, e come uno scherzo deve essere preso. Diverte per la malcelata ossessione della macchina da presa a indugiare sulle grazie delle prosperose fanciulle, in qualsiasi situazione queste si trovino, e fa sogghignare per il crescente nonsense pirotecnico, che raggiunge il suo apice nello scontro a fuoco al locale Glory Hole. Ma il costante ripetersi di primi piani pettorali e l’accumularsi incontrollato di personaggi e situazioni porta ben presto alla saturazione, e si esce dalla sala con la percezione di essersi divertiti, ma non si ricorda già per quale motivo.
E poi, non si vede neanche un capezzolo…