SPECIALE ALFRED HITCHCOCK
Psyco, o la perfezione
Psyco è, si sa, uno dei film più importanti, famosi e riusciti della lunga carriera di Alfred Hitchcock. Per molti, il migliore in assoluto; anche se discutere su quale sia il film migliore di Sir Alfred è un po’ come litigare su se sia più forte Maradona o Pelé, o confrontarsi su se sia più gustoso un prelibato primo o un delizioso secondo.
Comunque, certamente una pietra miliare fondamentale senza se e senza ma, per la quale la parola capolavoro non stona, e tornata particolarmente in auge in questo periodo, grazie alla serie tv Bates Motel che indaga sull’infanzia di Norman e all’altalenante ma interessante Hitchcock di Sacha Gervasi, ambientato proprio durante la lavorazione del film. Si è scritto e riscritto, parlato e riparlato sui motivi dell’importanza di questo film, citato e analizzato da più parti: forse conviene partire dalle note affermazioni dello stesso regista, che considerava Psyco da un lato come occasione per dare un colpo d’ala all’ultima parte della sua carriera tornando alla libertà creativa degli inizi, dall’altro come un film – come dichiarò a Truffaut – poco interessante per trama, personaggi e significato, capace di colpire emotivamente lo spettatore grazie al “puro cinema” basato sull’utilizzo sagace dei mezzi tecnici e stilistici. Per quanto si possa discutere sul fatto che un film ispirato alle gesta di Ed Gain, uno dei più celebri serial killer del secolo scorso, sia davvero del tutto fine a se stesso e non intercetti, anche se solo di sfuggita, il senso del male insito nell’uomo (come del resto, capita in molta cinematografia del regista), il fascino sta forse proprio in una certa sproporzione tra il materiale di partenza e la perfezione raggiunta, sia stilistica che emozionale. Ci troviamo di fronte ad una scrittura filmica che ha letteralmente fatto scuola per l’utilizzo di ogni componente sia filmica che pro-filmica, senza dimenticare il fatto che ha alzato l’asticella del visibile nel cinema di genere, e che ancora oggi è capace di colpire e inquietare. In questo modo Psyco non rimane solo un reperto da studiare per il corso di Storia del Cinema, ma riesce ancora a coinvolgere, e magari anche a farti tenere gli occhi aperti e a impedirti, per una volta, di cantare a squarciagola sotto lo scroscio d’acqua se dopo la visione devi farti una doccia.
Psyco [Psycho, USA 1960] REGIA Alfred Hitchcock.
CAST Anthony Perkins, Janet Leigh, Martin Balsam, Vera Miles, John Gavin.
SCENEGGIATURA Joseph Stefano, Alma Reville (tratta dall’omonimo romanzo di Robert Bloch). FOTOGRAFIA John L. Russell. MUSICHE Bernard Hermann.
Thriller, durata 104 minuti.