SPECIALE SERIE TV
Il potere e la coerenza
Jonathan Pine si ritrova invischiato in un “intrigo internazionale” dopo aver avuto per le mani dei documenti attestanti lo scambio, sotto falsa identità, di grosse quantità di armi e attrezzature militari. Il tutto è camuffato sotto ordinazioni di materiale agricolo, parte del quale destinato a interventi umanitari dell’ONU. Dietro questi documenti ci sono il volto, l’aplomb e l’ambiguità di un milionario noto per il suo impegno a favore dei paesi devastati dalla guerra: Richard Roper.
Sulla carta è un ricercato ben noto alle agenzie di intelligence di mezzo mondo; ai fatti molti uomini politici, anche molto influenti, anche essi stessi membri di tali agenzie, collaborano con lui e traggono vantaggio da chi può concludere al posto loro tutti gli affari più sporchi. I sei episodi di The Night Manager, che guardano molto per trama e ruoli al capolavoro hitchcockiano, si muovono con disinvoltura tra ville private e tendopoli, yacht e convogli nel deserto, eleganti hall e cucine affollate, a dimostrare come guerre, sotterfugi e illeciti mescolino e in qualche modo armonizzino due ambienti distanti sotto ogni altro aspetto. Ci si muove tra Londra, Istanbul, Maiorca, le Alpi svizzere, l’Egitto, il Devon, Monaco e il confine tra Siria e Turchia, perché nessun luogo è immune dal potere e nessun luogo è mai abbastanza sicuro. Il racconto di Susanne Bier aspira dunque alla totalità, di ambienti, di etnie, di relazioni, mostrando il mondo come un caleidoscopio di sfuggenti variazioni e innumerevoli differenze, ma tutte controllate dall’occhio di chi sa e può guardarlo dall’esterno, come fosse uno spettacolo da dirigere. L’occhio, corrugato e indagatore, attento e minaccioso, è quello di Hugh Laurie, che impersonando Richard Roper veste gli abiti del “potere per il potere”, guidato dall’indifferenza e dalla più sottile logicità, usata a scopi illogici. Laurie si scopre perfetto al ruolo e ne abusa con una magniloquenza magnetica che resta la cosa migliore della serie. Ma nonostante le sei ore, come qualcuno ha scritto, siano la durata ideale per tradurre l’opera di Le Carré sullo schermo, quell’ambizione alla totalità di cui si è detto cozza inevitabilmente su un lavoro di ampio respiro, con la pressoché schematica caratterizzazione dei ruoli, quasi manicheistica, in buoni e cattivi, peccando di una vera contestualizzazione, che in fin dei conti risulta in una messa in scena che ha ritmo, che ha spirito drammatico, ma manca della tensione necessaria a fare di un dramma un thriller. Basti tener conto dei cenni di attualizzazione rispetto al libro del 1993: una scena di manifestanti e si dovrebbe avere un clima da primavera araba, poche inquadrature su alcuni rifugiati e ci si dovrebbe calare nell’esodo siriano. Sono cenni appunto, che fanno cornice ma non sostanza. La produzione costosissima ha evidentemente guardato più ai nomi che alla coerenza, ma tecnicamente siamo nello standard USA, e a molti questo basta.
The Night Manager [id., Gran Bretagna/USA 2016] REGIA Susanne Bier.
CAST Tom Hiddleston, Hugh Laurie, Olivia Colman, Elizabeth Debicki.
SCENEGGIATURA David Farr (tratta dal romanzo Il direttore di notte di John Le Carré). FOTOGRAFIA Michael Snyman. MUSICHE Victor Reyes.
Thriller, durata 58 minuti (episodio), miniserie tv.