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Natale in casa Cupiello

sabato 26 Dicembre, 2020 | di Emanuele Di Nicola
Natale in casa Cupiello
TV
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Il traduttore non è traditore
Prima di avvicinarsi a Natale in casa Cupiello di Edoardo De Angelis è necessaria una premessa: bisogna sgombrare il campo da ogni confronto con il capolavoro di Eduardo De Filippo del 1931, e con le due versioni televisive curate dallo stesso Eduardo. 

D’altronde, una grande storia può rivivere in ogni tempo e luogo, e perfino in qualsiasi forma: lo dimostra la pièce teatrale Natale a casa Cupiello di Antonio Latella del 2014, in cui il testo viene riscritto in versione sperimentale e metalinguistica, con il primo atto senza scenografia e gli attori sul boccascena che scandiscono parole, frasi, addirittura segni di interpunzione («Voglio la zuppa di latte punto esclamativo»). 

La versione di De Angelis, dunque, alla maniera di Latella, è una nuova messinscena dello stesso testo, che sostituisce il teatro e la televisione con un terzo luogo finora inesplorato: il cinema. La carola natalizia di Eduardo diventa qui una questione squisitamente cinematografica: a partire dall’inizio, quando un avvolgente piano sequenza accompagna Concetta dall’esterno all’interno di casa Cupiello, in una soluzione impossibile da riprodurre sul palco perché appartiene, appunto, alla settima arte. 

Già in questo incipit si marca una differenza che è una dichiarazione di alterità rispetto alla fonte: c’è il piano sequenza, che sarà strumento prediletto in alcuni momenti chiave, come i duri scontri a tavola, e c’è anche l’esterno, ovviamente assente nell’unità spaziale della pièce che fin dal titolo giocava sul concetto di “casa”. Il regista ci vuole dire subito: siamo nel territorio del cinema.

De Angelis rispetta filologicamente battute e temi dell’originale, non è nella sostanza che costruisce la sua variazione: c’è sempre Luca Cupiello con la paradossale ossessione del presepe, la richiesta di farselo piacere come immortale refrain, che cela il grande motivo eduardiano dell’illusione, quella della famiglia felice, in cui tutti si amano, i figli rispettano i padri e le figlie sposano bene, nessuno tradisce nessuno. Illusione tanto esilarante quanto tragica, esattamente come in Questi fantasmi! si preferisce credere alla casa infestata piuttosto che alla moglie infedele, o nel capolavoro La grande magia si resta convinti che la propria donna viva dentro una scatola, per sempre innamorata e devota. 

L’illusione mancante che ci mette De Angelis si chiama cinepresa: essa accarezza le statuine del presepe, in un momento apparentemente slegato dal contesto, e ce le “presenta”, le passa in rassegna per soffermarsi sulla figura dell’acquafrescaia, ovvero la donna che porta l’acqua fresca. Solo che Luca Cupiello l’aveva incontrata davvero, poco prima, nella sequenza esterna in cui si reca a comprare i Re Magi, e si ferma ad abbeverarsi come fosse anch’egli un viandante. Ecco che il racconto stesso si offre come un presepe vivente, in cui i personaggi sono pedine che occupano ognuno il proprio ruolo (il capofamiglia, i figli, l’industriale tradito, l’amante) e mettono in scena una recita natalizia consapevole, esattamente come i santi, il bue e l’asinello si convocano ogni anno per celebrare la nascita di Gesù. 

L’immagine di Cupiello/Castellitto sulla lunga scalinata, tra il bianco della neve e il fuoco dei petardi, incorniciato da un grande cancello, strappa la storia al realismo e la consegna alla fiaba: negli innesti sognanti e immaginifici questo Natale sembra una novella dei fratelli Grimm. È consapevole della propria sostanza di “grande storia” e omaggia il genio di De Filippo scansando ogni competizione, ma solo con un riverente inchino.

Se il terreno in cui si gioca è quello del cinema, allora la colonna sonora di Enzo Avitabile racchiude enfaticamente i momenti più drammatici, come l’ingresso di Ninuccia nella notte di Natale, il cui viso si raggela alla vista dell’amante/intruso che resta fuori campo; e i personaggi all’improvviso possono entrare in scena ballando un cha cha cha. 

Allo stesso modo, trattandosi di cinema, non importa che Sergio Castellitto non sia napoletano ma romano, né rileva particolarmente la caccia all’imprecisione sugli altri interpreti (tutti in parte, magnifica Marina Confalone): d’altronde ha ragione Castellitto a paragonare Luca Cupiello ad Amleto, non perché il capofamiglia piccoloborghese sia uguale al principe di Danimarca, ma perché entrambi sono archetipi, personaggi-idee, vestiti che è lecito reindossare senza alcuna lesa maestà. Natale in casa Cupiello nella versione di Edoardo De Angelis è talmente cinematografico che arriva a citare In the mood for love, quando Ninuccia si ritrova da sola con Vittorio e, poggiandosi al muro come Maggie Cheung, gli rivolge uno sguardo desiderante sulle note di Quizás, Quizás, Quizás. Non è un film pleonastico, è un film che mancava: in questo tempo incerto il nostro Canto di Natale.

Natale in casa Cupiello [Italia 2020]. REGIA Edoardo De Angelis.
CAST Sergio Castellitto, Marina Confaleone, Adriano Pantaleo, Tony Laudadio, Pina Turco.
SCENEGGIATURA Massimo Gaudioso, Edoardo De Angelis.
RETE Rai 1.
Drammatico/Commedia, durata 110 minuti.

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