Uccidere il passato
Ci avrete fatto sicuramente caso: l’hype attorno a Star Wars: Episodio VIII è stato scarsissimo. Non solo se confrontato con gli squilli di tromba che due anni fa preannunciarono Il risveglio della Forza, ma anche se paragonato ad esempio ad uno qualsiasi dei blockbuster usciti al cinema negli ultimi anni.
I motivi di cotanto crollo mediatico e social vanno ricercati semplicemente nell’evidenza dei fatti: l’Episodio VII di J.J. Abrams spuntava fuori dal nulla dell’abbandono, creava aspettative, voli pindarici e invocazioni al miracolo disneyano; ora invece siamo in piena corsa al franchise, con l’annuncio non solo di svariati spin-off (Rogue One, Solo… e poi?) ma addirittura di una nuova futura trilogia in fase di scrittura. L’evento non è più evento, ma si è fatto appuntamento fisso, e l’originale sgangherata epica lucasiana – sic transit gloria mundi – è stata proditoriamente sostituita da una moderna macchina da guerra che non sbaglia un colpo, produce in serie e pianifica da qui all’infinito (e oltre). Non è di per sé un male (Episodio I e II, quelli sì che erano il Male), quanto piuttosto una necessaria presa di coscienza: senza la Disney non ci sarebbe più Star Wars, e occorre quindi scendere a patti con il diavolo… a forma di topo. Gli ultimi Jedi è una prova di forza, quasi a muso duro: dopo essere stati blanditi e sedati dalle comodità nostalgiche di Abrams, con il ritorno dei vecchi personaggi della saga e l’innesto di nuovi caratteri sui quali fantasticare per un paio d’anni, veniamo stravolti dal rinnovatore e “rottamatore” Rian Johnson (Looper, Breaking Bad), che prende le misure per il post-Episodio IX. “Uccidere il passato è il solo modo per diventare ciò che devi”, dice ad un certo punto Kylo Ren a Rey, e il precetto viene messo in atto con brutale consapevolezza. Gli Jedi che non si arrendevano mai sono riluttanti e pessimisti; i testi sacri su cui si sono formate generazioni di combattenti sono carta straccia; il Lato Oscuro e la Forza sono contrapposizioni manichee da gettare alle ortiche; la solennità quasi religiosa dei vecchi eroi viene derisa con un motto di spirito delle nuove performanti icone. La mitologia durata 40 anni, in sintesi, è superata e obsoleta, come il vecchio e ormai ornamentale C1-P8 rimpiazzato dall’iperattivo BB-8. Il compito di Rian Johnson è stato ben più complesso e delicato di quello di Abrams, come dimostrano questi 152 minuti fitti di lungaggini e battute fulminanti, cali di tono e sequenze mozzafiato, ridicolaggini (in)degne del peggior film Asylum e scene madri illuminanti. Chi vede in Star Wars 8 solo un “raccordo” fra il 7 e il 9 si sbaglia: qui ha inizio – piaccia o non piaccia – il vero nuovo corso di Guerre stellari. Che la Forza (o qualunque cosa sia diventata ora) sia con noi.
Star Wars: Episodio VIII – Gli ultimi Jedi [Star Wars: The Last Jedi, USA 2017] REGIA Rian Johnson.
CAST Daisy Ridley, Adam Driver, Mark Hamill, Carrie Fisher, Benicio del Toro, Laura Dern, Oscar Isaac.
SCENEGGIATURA Rian Johnson. FOTOGRAFIA Steve Yedlin. MUSICHE John Williams.
Fantascienza/Azione/Avventura, durata 152 minuti.
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