#1 EUROPA 2000 – Gli scult europei del nuovo millennio
Diciotto anni, ovvero la maggiore età. Il nuovo Millennio non è più tanto nuovo e, al pari del suo cinema, ha già molto da dire. A volte si tratta di legittime proteste, tensioni a fior di pelle ed espresse paure. Altre, di slanci poetici, passioni in nuce, idee originali e riflessioni pungenti. Tutte istanze che trovate rappresentate nei focus e nei film di questo numero dedicato al cinema europeo del nuovo millennio. Ma se sono abbastanza per l’ingresso nell’età adulta, diciotto anni sono anche la soglia sulla quale basta voltarsi un attimo per vedere sgretolarsi impietosamente ogni illusione di maturità. Quel passato recente di poderose sbronze, trovate spaccone e cantonate irraccontabili è ancora lì pronto ad abbattersi con la delicatezza di un maremoto, portando a galla tutti gli scheletri che si speravano sotterrati, esponendoli nudi e ghignanti tra il pubblico ludibrio e il disagio universale.
Ecco, per questa prima uscita di The Hateful 8 sono questi i momenti che vogliamo ricordare. Questa rubrica nasce proprio con l’intento di omaggiare i (de)relitti, gli outsider, i reietti, gli anelli deboli delle scintillanti maglie della storia del cinema. Sicuri che il fondo del barile sia godibile e ricco quanto la superficie, abbiamo deciso di dedicare ogni mese una Top 8 alle opere o ai personaggi in controtendenza al macrotema mensile. Una volta saranno gli “expendables” dei blockbuster vituperati ma duri a morire, o i registi “brutti, sporchi e cattivi” chiamati a memento delle umane miserie. La Top di questo mese è piuttosto una Suicide Squad della produzione cinematografica europea degli ultimi 18 anni. Un campionario di perle rimaste sassolino, tra imbarazzanti esordi, occasioni perdute, orgogliosi “scult” e spudorate idiozie, ognuna a sua modo rappresentativa di un percorso, un genere o una tendenza contemporanea. Con un occhio di riguardo alla produzione nostrana (vuoi per un minimo di autocritica, vuoi perché è quella che ci tocca più da vicino, proprio nel senso che ci tocca guardarla) ecco una selezione non esaustiva e del tutto arbitraria di otto imperdibili passi falsi del recente cinema europeo.
#8 Melissa P (Italia, 2005)
Prima delle sofisticate atmosfere di Suspiria, prima della sensualità di Chiamami col tuo nome, il talentuoso Luca Guadagnino ci aveva già lasciato a bocca aperta. Per lo sgomento, nello specifico. Correva l’anno 2005 e, sulla scia del romanzo-scandalo Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa Panarello, lanciato nell’empireo dei best sellers da una geniale operazione di marketing, ecco l'(in)evitabile adattamento. Prodotto da Francesca Neri per cavalcarne l’onda, il film sul diario erotico della protagonista adolescente ne neutralizza sul nascere ogni potenziale. Il risultato è una piatta bonaccia: convenzionale e tutto in superficie, Melissa P non si scosta da situazioni monotone, scivola inutilmente su Elio Germano e Claudio Santamaria e ristagna in un “erotismo” privo di sfumature (che all’epoca non era ancora una parolaccia). Seppur prevedibilmente premiato al botteghino, il film delude tutti, Melissa compresa. Ma resta l’esilarante buco nell’acqua di un regista capace di ben altre profondità.
#7 Irréversible ex equo Enter the void (Francia 2002, 2011)
Fino al 2011 era impossibile citare Gaspar Noè senza che i fatidici nove minuti di stupro di Monica Bellucci riaffiorassero impietosi al ricordo di Irréversible. Forse per affrancarsi da quell’unica associazione spontanea, a distanza di dieci anni il regista ci riprova, industriandosi ancora una volta per suscitare indignati “parbleu!”. Il risultato è Enter the void, onirico viaggio post-mortem in una lasciva Tokyo by night. Noè ce la mette tutta per scandalizzare il pubblico con un trip visivo di soggettive immersive, plongèe da anima dissociata dal corpo e virtuosistici piani-sequenza. Se non vi sembra il massimo della trasgressione, probabilmente è perché non lo è. Il “melodramma psichedelico”, come lo ha definito il regista, sembra uscito da una serata alcolica tra Winding Refn e Malick sotto allucinogeni che hanno deciso di girare un porno. Con la differenza che quello è un film che non vorremmo perdere. Questo invece lo consigliamo perché è l’unico film nella storia che può riempire due ore di vuoto con altrettanto vuoto e, rispetto a Irréversible, ha pure il pregio di essere dimenticabile.
#6 Sono tornato (Italia, 2018)
Torniamo in Italia e chi vi troviamo? Il cranio lucido e la posa maschia di un Mussolini redivivo. Sulla scia del romanzo di Timur Vernes, già adattato nel tedesco Lui è tornato, Luca Miniero ne dirige una versione italica, con il Duce al posto di Hitler. La questione è sempre la stessa: cosa succederebbe se Mussolini tornasse adesso? Ammettiamo, per buona fede, che l’intento fosse satirico. Il problema è che nel film non c’è traccia non solo di satira ma neanche della minima riflessione. Mussolini è un simpaticone che aiuta a rimorchiare acquistando consensi con slogan demagogici. Nessun cenno agli aspetti ben più turpi o paradossali della sua dittatura, nessun serio tentativo di messa a nudo dell’inquietante attualità. Con l’aria che tira oggigiorno in Italia – e la realtà che supera la fantasia – restare così asettici è quasi un’impresa. Gli assegniamo la palma delle occasioni sprecate.
#5 Silent Bloodnight (Austria, 2005)
Ci spostiamo verso l’Austria per omaggiare il magnifico Silent Bloodnight. Se non avete avuto occasione di vederlo, recuperatelo quanto prima. Questo adorabile slasher austriaco è forse lo slasher più brutto di sempre. E non si tratta di un’opinione, qui la bruttezza è un dato oggettivo. Senza svelare troppo del film – dove i veli comunque non esistono – ricapitoliamo i meriti maggiori. Dopo un incipit promettente, prorompente e protuberante, il film è una discesa libera narrativa, registica e attoriale che neanche la più generosa e ballonzolante nudità riesce a mettere in secondo piano. La messa in scena è dilettantesca, gli attori sbagliano i tempi delle battute e la pronuncia smaccatamente austriaca non aiuta la credibilità. Ma questo è niente se considerate che il film sembra un impossibile mash-up amatoriale tra Scream, una puntata di Sentieri e Baywatch senza i costumi. L’involontaria comicità compensa generosamente la totale assenza di suspance e il film dimostra una volta di più che non è tutto sangue quello che scorre a fiumi.
#4 Vita Smeralda (Italia, 2006)
Entriamo nella zona calda della Top 8 con un maestro della comicità nostrana. A nove anni da Gli inaffidabili, per niente rassegnato a tirare i remi in barca, Jerry Calà torna alla regia salpando alla volta di Vita Smeralda. A fargli compagnia, uno yacht carico carico di personaggi talmente improbabili da far impallidire tutti gli abbronzatissimi dell’Isola dei Famosi. Dal fido Umberto Smaila alla meteorina Eleonora Pedron, passando per Flavio Briatore, Lele Mora, Lory del Santo e i due ex tronisti Daniele Interrante e Costantino Vitaliano. Il pretesto dell’intera operazione, autoreferenziale, autocelebrativa e quanto mai autocompiaciuta, è far rivivere i fasti di Sapore di mare, facendosi “specchio del cambio generazionale”. Se è vero che l’estate è uno stato d’animo, chiudiamo gli occhi e aspettiamo che passi.
#3 Mega Shark vs Giant Octopus (Regno unito/USA, 2009)
Prima del successo planetario di Sharknado, cult indiscusso del filone ittico con l’indimenticabile tornado di squali, la gara cinematografica al pesce più grosso vantava già qualche degno campione. Il primo di questi è Mega Shark Vs Giant Octopus, indescrivibile film della Asylum dove l’assurdo è pura ordinarietà. Tutto inizia con un elicottero militare che si schianta contro un ghiacciaio e, complici le balene impazzite dal sonar, causa il disgelo di due mostri ibernati. Cosa può accadere quando un megalodonte a digiuno da secoli vaga per l’oceano con una piovra gigante che si sgranchisce i tentacoli? Niente di quello che succede nel film. Qui lo squalo abbatte gli aerei e prende a morsi il Golden Gate Bridge, tanto per dirne un paio. Il resto ve lo lasciamo scoprire da soli in questo splendido capostipite, che vanta “ciarpame”, “inguardabile” e “ridicolo” tra i giudizi ufficiali più garbati.
#2 Dreamland – La terra dei sogni (Italia, 2010)
Diciamo subito che questo secondo posto combatte quasi ad armi pari con il primo. Se avete avuto la fortuna di vedere Dreamland- La terra dei sogni sapete benissimo qual è la posta in gioco, altrimenti vi raccomandiamo di recuperare almeno il trailer. Emerita fatica del maestro Sebastiano Sandro Ravagnani, Dreamland è un film di pugili che vanta la partecipazione di Tony Sperandeo, Marco Balestri, Rita Statte e, per la prima volta sullo schermo, Ivano de Cristofaro. No, non è un trailer di Maccio Capatonda. Acclamato re degli scult, dopo solo due settimane in sala, Dreamland è diventato un caso nazionale, con tanto di servizio delle Iene e una causa da 50.000 euro per danni all’immagine di Rita Statte. Ma questa piccola perla nostrana su James che spera di non perdersi “tra una birra e una scazzottata”, allenato dal due volte Mister Olympia Franco Columbu, “amico fraterno di Arnold Schwarzenegger” è quanto di meglio potessimo chiedere per onorare questa classifica.
#1 Alex l’Ariete (Italia, 2000)
Ed eccoci infine all’agognato Numero 1. Ci piace pensare che Alex l’Ariete non abbia bisogno di presentazioni. Il debutto sul grande schermo del campione Alberto Tomba, per la regia di Damiano Damiani, è ormai una pietra miliare del trash nazionale. L’impossibile “recitazione” di Tomba e di una Michelle Hunziker alle primissime armi, la regia da fotoromanzo e battute come “brutto figlio di una puzzola” eleggono il film a scult involontario. Al botteghino registrò un drastico flop, e non, come commentò Alberto, perché “al cinema in estate non ci va nessuno”. Oggi però lo conosciamo tutti e, per quanto tardivamente, gli dimostriamo la nostra gratitudine.