I bei giochi di una volta
Questa volta, a baluardo di difesa di un’umanità polverizzata dall’apocalisse nucleare ci sono i Desert Ranger, forza paramilitare che cerca di mantenere la legge e l’ordine tra le comunità tribali dell’Arizona postatomica.
In Wasteland 2 controlleremo una squadra di nuove reclute dei Ranger, mandate in missione a indagare sulla morte di uno dei veterani più tosti, Ace, ucciso mentre seguiva una pista riguardo a una strana trasmissione radio, dove un uomo parlava della salvezza dell’umanità attraverso il suo annientamento e rinascita come esseri robotici. I Ranger, secondo questa voce, sono ostacoli da eliminare al più presto. Ha così inizio il nostro lunghissimo viaggio attraverso le terre desolate e le bizzarre comunità che lo animano, tra cannibali, predoni, robot, mad doctor, preti assassini, schiavisti, puttane, tossici, psicopatici e kamikaze nucleari.
Il primo, fondamentale Wasteland è datato 1987, e nonostante la sua qualità, è passato per i più alla storia come la principale fonte d’ispirazione della serie Fallout (1997). Anche perché dietro c’è sempre la stessa testa, quella di Brian Fargo, che un po’ ha placato nei fan il desiderio di un sequel vero e proprio, senza però mai assopirlo. È nel 2007 che Fargo afferma di star lavorando a Wasteland 2, ma è solo nel 2012, tramite Kickstarter, che avviene la magia: iniziata il 13 marzo con l’obiettivo di 900.000 dollari, chiuderà il 17 aprile con la somma di quasi 3 milioni recuperati. A 27 anni dal primo capitolo e a 12 dai primi rumors, Wasteland 2 finalmente è “realtà”, ed è quello che tutti si aspettavano, un cazzutissimo gioco di ruolo vecchia scuola. Cristo santo grazie, era ora.
Immenso, intricato, crudele e ipnotizzante, Wasteland 2 appaga come pochi per tutte le sue 80 e passa ore di gameplay, nonostante alcuni problemucci di interfaccia che rendono ancor più ardua la vita soprattutto ai neofiti, soprattutto sul versante delle statistiche dei personaggi e la gestione dell’inventario. O per certi errori di calibrazione delle probabilità durante i combattimenti, che fanno inceppare troppo spesso le nostre armi portando a sonore e ingiuste sconfitte. Sembrano peli sull’uovo, in realtà sono cosette fastidiose che potevano facilmente essere evitate, ma di cui ci si abitua subito, volatilizzate di fronte alla magia di Wasteland 2, a iniziare dalla libertà di scelta, con una trama e un mondo di gioco che muta a seconda di come si risolvono le dispute, portandoci a uno delle decine di finali possibili, fino all’immenso senso di orgoglio che ci accompagna dopo essere uscito vivo da un feroce combattimento con decine di nemici armati di bazooka e giganteschi scorpioni meccanici.
Trama pazzesca, scontri a turni tattici ed esaltanti, ma il punto forte di Wasteland 2 è il reparto memorabilia, che non sarà una trovata originalissima data la moda dei remastered e dell’intramontabile nostalgia, ma che scalda il cuore. Nel nostro girovagare per le lande desolate, troveremo ogni tipo di rifiuto proveniente dall’epoca preapocalisse, cioè i favolosi anni ’80 e ’90. Troveremo console come il NeoGeo e il MegaDrive, il Betamax e le VHS, decine di copie del Necronomicon e pupazzetti Furby, il Black Album dei Metallica, nonché un floppy contenentente il gioco Wasteland e, sotterrate nel deserto, milioni di cartucce Atari di E.T. L’extraterrestre (chi non ne conosce la storia, la può trovare qui). L’effetto nostalgia è immenso, ma non fine a se stesso, molti di questi oggetti serviranno a concludere delle sottoquest: ad esempio, incontreremo un uomo che rischia la vita per colpa della sua forfora, ecco che lasciandogli un flacone di Head&Shoulder trovato tra i rifiuti può essere d’uopo. Non solo oggettistica, tutto pare una visione distorta di mode e ideali degli anni ’80, dal rombante machismo di fondo alle citazioni più o meno esplicite di film del periodo (le carcasse delle Interceptor V-8 di Mad Max), fino alla caratterizzazione di certe fazioni, come la Milizia di Dio, invasati religiosi che hanno reso dogma gli sproloqui violenti di un evangelista televisivo stile Pat Robertson ritrovati su VHS (era prevista anche un tribù di adoratori di Ronald Reagan, ma Fargo l’ha poi tolta dalla versione definitiva del gioco… peccato). In tutto questo, Wasteland 2 trova il suo compimento, la quadratura del cerchio di un gioco che è soprattutto omaggio e parodia di un tempo passato, di un modo di fare e giocare videogame meno immediato ma più emozionante, di un’epoca ricolma di fermenti culturali e contrapposizioni morali non tanto da riscoprire, piuttosto da non dimenticare. Avrà anche una grafica non all’avanguardia, di cui sinceramente non ne ha bisogno, e sarà ostico con i neofiti, ma Wasteland 2 è un’esperienza fondamentale per chiunque ami il genere e per i giovani curiosi che ignorano l’esistenza di un tempo in cui i videogiochi avevano decine di pagine di manuale.
Wasteland 2 [id., USA 2014]
SVILUPPATORE inXile Entertainment. DISTRIBUTORE Deep Silver.
Gioco di ruolo, durata oltre 80 ore