Questione di stile
Skim è frutto della collaborazione tra le cugine Tamaki: Mariko scrive, Jillian disegna. Realizzata nel 2008 e ora ripubblicata da Edizioni BD, è un di per sé ovvio racconto di formazione e crescita adolescenziale che si ispira tanto all’universo “Young Adult”, quanto alla migliore tradizione del fumetto indipendente underground statunitense, nutrendosi – sarcasmo e grottesco a parte – di quella capacità di raccontare il disagio e la solitudine espressa dal filone di cui Daniel Clowes è forse l’esponente più celebre.
Skim è il soprannome della sedicenne protagonista Kim, protagonista di una storia di emarginazione, anticonformismo che diventa un peso, illusione e innamoramento pungente come un pugnale. Skim è, insomma, un’adolescente sofferta come tante, che cerca una via di fuga nella stregoneria wicca e che vive i disagi tipici di chi a quell’età non si trova a suo agio col contesto circostante. La sua è una vicenda, soprattutto interiore, tratteggiata in maniera inevitabilmente malinconica e con la giusta dose di delicatezza, per quanto capace di affrontare e sfiorare temi spinosi quali la depressione, il masochismo fisico e psichico, la pericolosità dell’allegria a tutti i costi e il suicidio.
Raccontato sotto forma di diario, Skim trova il suo punto di forza nel disegno e nello stile: è in questo campo che le due cugine lasciano il segno e dimostrano di poterlo lasciare anche in futuro, rimediando, almeno in parte, all’ovvietà della vicenda e alla debolezza delle parole. Fosse un film, potremmo dire che sono i dialoghi ad essere il punto debole. Allo stesso tempo però, spesso è il disegno a parlare al lettore, veicolando significati, stati d’animo e sensazioni. È uno stile grafico quasi autosufficiente, in fin dei conti. È un tratto meno minimalista di quello tipico del fumetto indipendente nordamericano e che guarda, semmai, al vivace e significante bianco e nero di Craig Thompson e del suo Blankets, altro imprescindibile modello delle cugine Tamaki. È uno stile sì definito e preciso, ma allo stesso tempo vago e poco delineato, a metà strada tra il realismo e l’espressionismo, continuamente rivolto ad esprimere gli stati d’animo e capace appunto di riassumere l’atmosfera di cupa chiusura interiore e di malinconia di fondo. Sono, non a caso, soprattutto i corpi e i volti ad essere spesso definiti con minor precisione, ad essere spesso schiacciati dal contesto, come particolari delle numerose “panoramiche” di cui Skim è ricco.
Ci troviamo quindi di fronte ad un’opera tenera, originale nei dettagli e nei particolari, che la arricchiscono e che la salvano dal già letto, e ben più che promettente a livello stilistico.
Skim [id., Canada 2008] TESTI Mariko Tamaki. DISEGNI Jillian Tamaki.
EDITORE Edizioni BD.
Graphic novel, b/n, 144 pagine.