1680 giorni di prigionia
Jacques Tardi ascoltava affascinato i racconti di suo padre, René, carrista dell’esercito francese durante l’offensiva nazista, prigioniero di guerra allo Stalag IIB in Pomerania dopo la disfatta del maggio 1940. Una lunga serie di piccoli, tragici, grotteschi, terrificanti episodi, che una volta in più testimoniavano, piuttosto che l’idiozia della guerra, assioma di base, l’imbecillità autodistruttiva umana da una parte, e l’inesauribile desiderio di resistenza e voglia di vivere dall’altra.
Tanti, troppi aneddoti, narrati a braccio durante pranzi e cene, riemersi da discorsi e situazioni di tutt’altra natura, senza soluzione di continuità o un ordine cronologico. Jacques allora chiede al padre di scriverli, quei ricordi, il più dettagliati possibile e seguendo una canonica linea temporale, in modo da poterli tradurre in fumetto, come aveva fatto con le memorie della Grande Guerra del nonno, amalgamate ad altri nei precedenti Era la guerra delle trincee (1993, unico disponibile in italiano) o Putain de guerre (2008-09), per citare le sue due opere più celebri sul tema. Ne uscirono tre quaderni, dalla scrittura fitta fitta, con piccole basilari illustrazioni per renderne ancor più chiara la comprensione. Jacques li legge, e poi li mette da parte per concentrarsi su altro, finché il padre, purtroppo, si ammala e muore. Quando li riprende in mano, Jacques si ritrova pieno di domande cui non potrà più avere risposta: imposta così il suo Io René Tardi prigioniero di guerra allo Stalag IIB come un lungo dialogo immaginario col padre, disegnandosi ragazzino assieme a lui sui campi di battaglia, nei fangosi e putridi spazi recintati dello Stalag, osservandolo mentre i Fritz lo costringono a lavori e punizioni umilianti, senza il terrore di porre domande maliziose, sempre pronto a provocare il padre su ogni contraddizione o su particolari poco chiari. Le risposte, quando non sono insulti o dei freddi “guarda sul dizionario”, Jacques le ricava sì dai quaderni del padre, ma soprattutto dai propri ricordi di quell’uomo che la guerra aveva reso “inasprito, collerico, pieno di vergogna… uno sconfitto, un perdente, nauseato da tutto”, e in particolar modo da ogni tipo di istituzione, governativa, militare, religiosa, per le quali ha sempre pronto un commento caustico (e che molto probabilmente ha plasmato il pensiero del figlio, che per amor della libertà creativa ha rifiutato la prestigiosa Legion d’Onore).
Costruito su tre grandi vignette rettangolari colorate con sfumature di grigio per tavola, per lo più prive di continuità spaziale e spesso coperte da grossi baloon ricolmi di parole, Io René Tardi si rivela come una delle migliori commistioni di storia personale e Storia con la S maiuscola, forse alle volte un po’ troppo didascalico e populista, ma sincero e appassionante, dai toni ora cupissimi ora grotteschi (si vedano le zingarate dei prigionieri francesi durante gli appelli dei crucchi, o l’essere costretti a schiacciare tonnellate di merda per ricavarne ammoniaca per le bombe del “Grande Reich”), che non può mancare nella collezione di ogni appassionato di graphic novel, a fianco del Maus di Spiegelman. E questo, pubblicato in Italia da Coconino Press, è solo l’inizio delle vicende di René: si arriva fino al gennaio 1945, quando pressati dall’avanzata russa e americana, i crucchi ordinano l’evacuazione del campo. “Naturalmente non potevo sapere che anche il viaggio sarebbe stato lungo e movimentato… ma un giorno ti racconterò il ritorno… e poi il seguito!”, spiega René al figlio nell’ultima vignetta…
Io René Tardi prigioniero di guerra allo Stalag IIB [Moi, René Tardi, prisonnier de guerre au Stalag IIB, Francia 2013] TESTO E DISEGNI Jacques Tardi.
Pubblicato in Italia da Coconino Press – Collana PROGETTO 900.
B/N, 192 pagine.