Un breve spiraglio di luce
Giocando con il suo taglio concavo, inclinandolo e cercando di far riflettere la luce in vari modi, ci accorgiamo di come Il viaggio di Marco Corona sia già in superficie un oggetto cangiante. Le striature esterne e nere delle pagine si lasciano attraversare da altre bianche per un contrasto subito dichiarato tra chiarori e oscurità. È appunto già un annuncio di ciò che poi troveremo al suo interno: una sfida tra illuminazioni ed emersioni dalle tenebre, forme impercettibili che si trasformano con lo scorrere di alcune pagine, che illudono e creano un mondo che in molte delle sue zone risulta essere misterioso e non così facilmente interpretabile.
Ma Il viaggio è anche – come il titolo ci suggerisce – un’avventura in una direzione frastagliata dove il tempo e lo spazio sono quasi destrutturati. Niente infatti è come sembra. O forse semplicemente tutto è apparenza.
C’è una villa abbandonata, dove l’innocenza si contrappone ai fantasmi irrequieti del malessere esistenziale. C’è un bisogno di comprendere l’origine delle nostre paure, che si materializzano attraverso suggestioni: teschi, sguardi, caverne organiche, falli grotteschi e stilizzati, bagliori improvvisi, nebbie impenetrabili. Figure del male e figure del bene. C’è una necessità di affiorare dall’oscurità per fare pace con le ossessioni che la realtà ci mette di fronte nella vita di tutti giorni.
Non c’è dubbio che l’infanzia sia il centro propulsivo del discorso che Corona mette in piedi nella sua opera: i bambini tendono la mano ai tossici, adulti che mai hanno risolto i loro dubbi sulla possibilità di vivere un’esistenza al di fuori della purezza. Il viaggio di Corona in fondo non ha meta: “L’isola sembrava ora prossima, altre volte mi appariva remota, avvolta da una coltre di nebbia, mistero da svelare, irraggiungibile…”. Sono queste le parole del viandante al termine del racconto. Il disegno sfugge, svanisce, si riconfigura in uno spazio inedito che non è più il suo ma quello di chi ha concepito l’opera. Ricostruito sotto una nuova prospettiva, cambia spessore anche all’essenza dell’immaginario creato. C’è ancora splendore e una nuova rotta, perfettamente tratteggiata e illuminata.
Nabokov, in Parla, ricordo, scriveva: “Il buonsenso ci dice che la nostra esistenza è solo un breve spiraglio di luce tra due eternità fatte di tenebre”. È l’esperienza che il lettore ha fatto, un percorso attraversato da un corridoio che è vivido, concreto e appartiene alla capacità di avere giudizio, all’assennatezza. Lo spiraglio di luce è, in questo caso, la volontà di saper vedere le cose giuste al momento giusto. Sì, ha ragione una delle bambine che osservano la villa dall’esterno nella tavola finale (tra le più chiare di tutto il libro): “This place is beautiful!”.
Il viaggio [Italia 2021] TESTO E DISEGNI Marco Corona.
EDITORE Eris. Graphic novel, 254 pagine.