Prosa e poesia
Lo scorso ottobre è iniziato l’atteso nuovo ciclo di Dylan Dog; una sorta di seconda vita, un reboot, per uno dei più iconici ed importanti personaggi del fumetto italiano, il cui fascino era da qualche tempo intrappolato in una sorta di “routine” di storie spesso gradevoli e tutto sommato riuscite, ma altrettanto spesso del tutto “medie”, prive di quel tocco in più che ha fatto la grandezza del personaggio, di quell’aspetto memorabile e, appunto, iconico che gli ha permesso di radicarsi nell’Olimpo delle nuvolette.
Non è stata tanto, quindi, una questione di qualità dei singoli numeri – in generale, non così pessima come vulgata un po’ estremista sostiene –, quanto del carisma complessivo di un personaggio che risultava sempre più offuscato e pallido. Inaugurato da Spazio Profondo, storia di fantascienza distopica slegata dal flusso della collana che esplicita, in un certo senso, la morte del vecchio indagatore dell’incubo, il “reboot” coordinato da Roberto Recchioni fin da subito dimostra di evitare l’errore di inseguire sullo stesso terreno la grandezza memorabile, e l’unicità, della golden age sclaviana dei primi 50-100 numeri. Non è un tentativo di ripresa di toni e d’atmosfere degli anni d’oro: il tono è decisamente meno metafisico, e l’ironia, pur sempre presente, viene tenuta a bada (gli spazi più ristretti concessi a Groucho, che ne Il cuore degli uomini quasi non dice freddure). Al contrario, l’atmosfera è molto più dura, concreta e “materica”, con anche un senso della tragedia più esplicito e meno rielaborato dalla metafisica e dall’intimismo, e una consapevolezza più diretta degli orrori come conseguenze della realtà sociale (si veda il carismatico nuovo grande cattivo, John Ghost, presentato in Al servizio del caos). Se le origini sclaviane erano poesia, ora siamo nel campo della prosa. Naturalmente tenendo ferme le sue caratteristiche fondamentali, l’evoluzione del personaggio pare portare a un Dylan Dog leggermente più cinico e cupo, più tormentato e meno sognatore: sotto certi aspetti più adulto e consapevole, come dimostra Il cuore degli uomini, una sofferta e durissima analisi e messa in discussione del romanticismo del nostro. Cambiamenti che, nelle storie migliori, sono sottolineati dalla potenza del disegno, anche esso tornato agli alti livelli delle origini dopo annate di onesta professionalità senza picchi: dall’indefinitezza del tratto e dai chiaroscuri di Dall’Agnol in Il cuore degli uomini, alle epiche e sanguinose panoramiche di Simeoni in Nel fumo della battaglia. Sette numeri sono certo pochi per un bilancio definitivo, e alcune storie sono più deboli di altre: si può dire però che la partenza è stata col piede giusto, e che le storie migliori (su tutte Il cuore degli uomini, seguito da Al servizio del caos e Nel fumo della battaglia) si radicano nella mente del lettore, cosa che da tempo, dalle parti di Craven Road, accadeva sempre più raramente.
Dylan Dog (nuovo ciclo) [Italia 2014]
A partire dall’albo n.337, Spazio profondo (TESTI Roberto Recchioni, DISEGNI Nicola Mari).
ALTRI AUTORI (albi dal n.337 al n.343): TESTI Paola Barbato, Gigi Simeoni, Michele Medda. DISEGNI Bruno Brindisi, Giampiero Casertano, Marco Nizzoli, Daniele Bigliardo, Angelo Stano, Piero Dall’Agnol, Gigi Simeoni.
EDITORE Sergio Bonelli, albo mensile.