Gli effetti delle unioni civili sul cinema italiano
Di cosa parliamo quando parliamo di commedie italiane tutte uguali, di prodotti per il grande pubblico nemmeno pensati ma assemblati, seguendo un manuale delle istruzioni ben preciso? Parliamo di un film come Puoi baciare lo sposo di Alessandro Genovesi, che in 90 minuti raccoglie in maniera emblematica tutte le banalità del cinema nostrano di consumo.
A partire dal plot basato ovviamente su un dualismo spicciolo: un figlio gay che torna nel suo paesino per celebrare l’unione col suo compagno contro un padre (sindaco) progressista solo a parole ma che poi si rivela omofobo. Riusciranno a sposarsi nella grazia e con l’accettazione dei vari scettici? Ovviamente Genovesi e il co-sceneggiatore Giovanni Bognetti strutturano la commedia familiare e sentimentale su caratteri e macchiette facili da vendere a un pubblico medio e mediamente televisivo, non mancando l’ambientazione da strapaese, con Civita di Bagnoregio che fornisce uno sfondo d’eccezione. Sarebbe un drammaturgo e sceneggiatore di vaglia Genovesi e a suo merito c’è l’aver scritto – per il sottoscritto – uno dei migliori film recenti di Salvatores, Happy Family, ma Puoi baciare lo sposo non va molto più in là dei “conflitti” da bar, di Berlino contro il paesello, di progressismi contro conservazioni, il tutto con la patina bonaria e la correttezza politica tracimante che punta al mondo di Don Camillo più che alla commedia liberal. E al di là di una sceneggiatura che si limita a condire trovate da farsaccia (Dino Abbrescia col vizietto del travestimento che vuole “interpretare” la madre dell’altro sposo che rifiuta il matrimonio) e impeti moralisti con un sentimentalismo appiccicoso, è la resa cinematografica a tradire la natura scadente del film. Genovesi si limita ad abusare di una macchina a mano fastidiosa (il pessimo inizio in soggettiva) per creare un ritmo che non sa dare con la regia, ha difficoltà a calibrare tempi e a rendere per lo meno simpatiche le battute del copione, non riesce a dirigere al meglio gli attori e costringe Diego Abatantuono e Antonio Catania a sfruttare la loro lunga conoscenza e capacità di improvvisazione per dare dignità a qualche scenetta (come il dialogo con la capra, la sequenza migliore del film). E suggella la tremenda banalità concettuale alla base del film con un finale “musical” che si pone nella scia pazzerella che piace al cinema che si crede diverso e che invece, come suggerisce “la locura” di memoria Boris, racconta di un Paese perso in un cinema retrivo che si sente inspiegabilmente innovatore.
Puoi baciare lo sposo [Italia 2018] REGIA Alessandro Genovesi.
CAST Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Eposito, Dino Abbrescia.
SCENEGGIATURA Alessandro Genovesi, Giovanni Bognetti. FOTOGRAFIA Federico Masiero. MUSICHE Andrea Farri.
Commedia, durata 90 minuti.