Solo e soltanto numeri!
Srinivasa Ramanujan è stato uno dei più grandi matematici di ogni tempo e questa è la sua storia. Indiano di Madras, Ramanujan, dotato di un intuito incredibile per i numeri, decide di mandare all’Università di Oxford – e in particolare al professore G. H. Hardy – le sue scoperte. Chiamato in Inghilterra e costretto a lasciare a casa madre e moglie, si scontrerà con un sistema di lavoro completamente diverso, che lo porterà a rivoluzionare la storia della matematica.
Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Kanigel, il film, scritto e diretto da Matt Brown, si concentra solamente su alcuni aspetti della vita di Ramanujan, ugualmente fondamentali per comprenderne tutto il genio. La narrazione classica, come nella gran parte di questi biopic, favorisce infatti un quadro chiaro e preciso sul percorso privato e professionale che ha dovuto intraprendere, rimarcando sia le difficoltà sia la brillantezza di una mente che guardava verso l’infinito. Si priva, però, di alcune tappe necessarie per avere una visione ancora più chiara su come Ramanujan sia realmente diventato il genio matematico che risolveva formule impossibili, visto il fatto che era autodidatta e che indubbiamente la sua famiglia non aveva la capacità per introdurlo in quel mondo fatto solamente di numeri. Il film, infatti, si concentra principalmente sul suo soggiorno a Cambridge e nei luoghi che contano, dove, oltre al solo Hardy, non trova sostegno negli altri membri dell’Università, troppo remissivi vista la sua provenienza e la sua formazione, o per il semplice motivo che le scoperte da lui trovate non erano dimostrate. Differenze accademiche e culturali che non possono non pesare ed essere un limite verso un apprezzamento unanime, soprattutto in un periodo storico buio che doveva far i conti con l’inizio della Prima Guerra Mondiale e con la tubercolosi. Sospinto da una fede incredibile e dalla convinzione che la matematica sia una scienza esatta che debba solo esser portata alla luce dagli uomini, Ramanujan pian piano si prende tutte le rivincite del caso, in un finale in crescendo e, come vuole la tradizione, emozionante per la giusta causa. Da sottolineare, poi, le ottime interpretazione di Dev Patel – sempre più convincente – e del “solito” Jeremy Irons. L’uomo che vide l’infinito, quindi, si rivela un film che non pecca di presunzione, ma che con semplicità e non senza qualche difetto riesce ugualmente a esplorare la genialità di un matematico alle prese con numeri e formule di difficile comprensione ai più, ma che per altri sono ancora oggi oggetto di studio e di profonda ammirazione.
L’uomo che vide l’infinito [The Man Who Knew Infinity, Gran Bretagna 2015] REGIA Matt Brown.
CAST Dev Patel, Jeremy Irons, Devika Bishe, Toby Jones, Stephen Fry, Jeremy Northam.
SCENEGGIATURA Matt Brown (tratta dall’omonimo romanzo di Robert Kanigel). FOTOGRAFIA Larry Smith. MUSICHE Coby Brown.
Biografico/Drammatico, durata 108 minuti.