Un “pauroso” racconto di educazione (sentimentale) e formazione (sessuale)
Ci sono film dell’orrore che fanno sobbalzare, che lavorano sul buio, sui mostri e sui morti viventi, poi ci sono quelli in cui il “diavolo” è dentro di noi. Ci sono pellicole che smuovono le paure più profonde dell’animo umano, quelle che toccano l’individuo in quanto essere sociale e quindi l’intera società: il vivere secondo le proprie inclinazioni, l’essere ciò che si è.
Thelma, il film di Joachim Trier che ha partecipato al Toronto International Film Festival, lavora proprio all’interno di questo filone, citando Marnie di Hitchcock, per stessa ammissione del regista, Brian De Palma e David Cronenberg. Thelma è una ragazza timida e introversa, si guarda attorno quasi impaurita da ciò che la circonda e, quando parte per Oslo per andare all’Università, ha tutto da scoprire avendo vissuto per molto tempo rinchiusa tra le braccia fin troppo strette dei genitori, ferventi cristiani. Da sola, lontana dalla casa paterna, rigidamente religiosa, si imbatte, senza difese, nella realtà, in un mondo di uomini e donne. Quando la ragazza incontra Anja, spigliata e allegra compagna di studi, crolla a causa dei propri desideri e pensieri: per lei amare una donna, sentire ciò che sente, secondo i precetti dei genitori, è un peccato. Così, sentendosi un errore, il maligno, cerca di allontanarsi, cancellare, e il corpo rifiuta pulsioni, emozioni: attacchi che sembrano epilettici la scuotono e strani poteri la pervadono.
Il regista pone al centro la scoperta di sé, l’educazione e la formazione sentimentale e sessuale, la distruzione della “casa paterna” e la costruzione della propria. Il padre Trond, tanto presente, fintamente buono e comprensivo, è la rappresentazione di un mondo prevaricatore e castrante, insinuante e inquietante che, quando Thelma cerca rifugio nel nido, torna ad invadere e ad impossessarsi di lei, del suo corpo, della sua mente. Il freddo norvegese cancella la natura, il mondo, e appare ancora più disturbante la storia di Thelma che si dibatte tra sé stessa e il resto, tra impulsi e freni, tra natura e cultura (religiosa, paterna, familiare). Mentre la neve porta tutto al grado zero, a bruciare come un tizzone è proprio Thelma che scopre la sua storia, si muove tra ciò che immagina e ciò che vive, indagando il suo passato (molti i flashback che raccontano un segreto) per poter vivere il futuro. Trier con Thelma fa un ottimo lavoro, giostrandosi perfettamente tra erotismo e religione, tra senso di colpa e voglia di vivere, tra emancipazione e dipendenza, ricerca della propria identità femminile e paternalismo. Ciò che ne viene fuori è un horror lento e teso, angosciante e sorprendente che tiene lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Thelma [id., Norvegia/Danimarca/Francia/Svezia 2017] REGIA Joachim Trier.
CAST Eili Harboe, Kaya Wilkins, Henrik Rafaelsen, Ellen Dorrit Petersen, Anders Mossling.
SCENEGGIATURA Eskil Vogt, Joachim Trier. FOTOGRAFIA Jakob Ihre. MUSICA Ola Fløttum.
Horror/drammatico, durata 116 minuti.