Speciale 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
FUORI CONCORSO
A sangue gelido
“Signor Kuklinski, prova rimorso per ciò che ha fatto?”. Richard Leonard Kuklinski, nato nel 1935 in New Jersey da un immigrato polacco e da una donna irlandese, non risponde. Chiuso dietro le sbarre, la lunga barba incolta, sconta in silenzio la sua condanna: sei ergastoli.
Niente pena di morte, sebbene le vittime collezionate in oltre trent’anni di attività siano state più di duecento, a causa della totale mancanza di testimoni oculari agli omicidi compiuti. Nonostante sia stato uno dei killer più temuti ed efferati della Storia americana, nessuno al cinema aveva mai affrontato la vicenda di questo “family man”, padre amorevole e spietato assassino. Il film del semi-esordiente israeliano Ariel Vromen ci presenta il protagonista durante un’uscita galante, con quella che successivamente diverrà sua moglie: un espediente per mostrarci un personaggio taciturno, insicuro e goffo, ma ferocemente intenzionato a raggiungere il proprio obiettivo. Di lì a poco il primo delitto, commesso per semplice gelosia nei confronti del suo affetto più grande. Per quanto però questo inizio possa risultare stuzzicante e rappresentare anomalo, in breve si rientra nei facili ranghi della convenzione gangster, palesando un’evidente mancanza di coraggio espressivo ed espositivo. A livello narrativo The Iceman vale ben poco, per quanto si sforzi di proporre scene di forte impatto emozionale. L’impassibilità di Kuklinski di fronte ad una pistola puntata alla tempia, la visita al fratello in carcere, utile a scoperchiare il vaso di Pandora di un’infanzia difficile e a giustificare la sua genetica follia, la sua esplosione di rabbia in auto: momenti densi ma drammaticamente slegati fra loro, come compartimenti stagni incapaci di comunicare fra loro. Imboccando e sfondando i confini dell’agiografia sommaria, The Iceman convince solo per un’ambientazione estremamente curata, che bene inquadra i vari cambiamenti socio-culturali in cui Kuklinski si muove, e per il tratteggio dei personaggi principali. E l’unico rammarico in fondo è proprio questo, che le tormentate interpretazioni di Michael Shannon e della rediviva Winona Ryder non possano essere premiate, essendo l’opera fuori dal concorso ufficiale della 69° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Laddove la Ryder riesce a incarnare il candore e la sensibilità di una moglie innegabilmente innamorata e fedelmente cieca, Shannon ammorba la pellicola con un’interpretazione truce, inquietante e radicale. Grazie a lui sprofondiamo nella nevrosi e nell’angoscia, nella dimensione mostruosa e mistica di un uomo che ha creduto di possedere il diritto sulla vita e sulla morte. Se The Iceman riesce ad avvicinarsi in qualche modo alla fosca ballata di morte che probabilmente era nelle intenzioni del regista, il merito è solo suo.
The Iceman [Id., USA 2012] REGIA Ariel Vromen.
CAST Michael Shannon, Winona Ryder, Chris Evans, James Franco, Ray Liotta.
SCENEGGIATURA Ariel Vromen, Morgan Land (tratta dal romanzo The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer di Anthony Bruno). FOTOGRAFIA Bobby Bukowski. MUSICHE Haim Mazar.
Thriller/Drammatico, durata 103 minuti.