Tene ‘o tiempo ‘e piglia’ nu poco d’aria
Gaetano è un po’ impacciato e insicuro, vive con i genitori a San Giorgio a Cremano. Stanco di una vita fatta di routine, decide di trasferirsi dalla zia a Firenze. Una volta arrivato, entra in contatto con personaggi eccentrici e anche un po’ problematici a causa della figura di Frank, un predicatore amico di sua zia, e di Marta, ragazza della quale si innamora. Il rapporto con lei è conflittuale e mette in risalto tutte le debolezze di Gaetano. Quando Marta un giorno gli confessa di aspettare un figlio, ma di non essere certa che lui sia il padre naturale, il giovane va in crisi. Capirà però immediatamente che il suo desiderio è quello di crescerlo con la donna che ama.
La comicità di Massimo Troisi è sempre stata un gioco fatto di equilibrismi tra recita e spontaneità. Era complesso comprendere quando la persona Troisi sostituiva la maschera e quando la maschera prendeva il sopravvento su quella sua naturalezza tipica della vita di tutti i giorni. Il fatto è che Troisi è sempre stato un personaggio unico, nonostante fossero evidenti le fonti che citava continuamente attraverso il suo modo di fare spettacolo (Totò ed Eduardo De Filippo, senza dubbio, quelle più lampanti).
Ricomincio da tre è la prima operazione articolata con la quale l’attore di San Giorgio a Cremano prova a incasellare in una pellicola cinematografica tutta la sua raffinata arte, fatta di ironia sopita e umorismo impacciato. Ciò che ne viene fuori è un film sospeso e delicato, dove il malessere c’è ma è oscurato divinamente da una forza capace di trasportare le intime sofferenze su un piano che risulta essere quasi invisibile. In realtà è la prorompente inadeguatezza di Gaetano a dare una forma a tutto questo, il suo risultare tanto incomprensibile nelle situazioni di poco conto quanto chiaro ed efficace in quelle che invece richiedono grande profondità di intenti.
Questo è messo in risalto in alcuni passaggi repentini, che chiariscono la volontà di Gaetano di stare con i piedi per terra, ma allo stesso tempo di non voler mai compromettere la sua natura di eterno indeciso: quando Marta gli dice delicatamente che “quando c’è l’amore c’è tutto”, lui, con sicurezza invidiabile e inattesa, non può fare a meno di risponderle che “no, chella è ‘a salute!”. Questo bisogno di concretezza, questa ricerca del razionale e dell’elemento chiarificatore – inseguito per sfuggire alle afflizioni prodotte dalle sovrastrutture della psiche umana – si ritrova anche nella geniale torsione prodotta dalle battute che danno il titolo al film. Perché ricominciare da zero? Perché annullare tutto quello che di buono si è prodotto fino a quel punto della propria vita? Ricominciare sì, ma da tre.
Seppur il viaggio a Firenze di Gaetano sia una fuga dal consueto e dal preordinato, non si scappa da tutto ciò che si è potuto ottenere precedentemente. Non è giusto farlo, è quasi un fatto di coscienza. E serve a tenere bene in mente che la vita, alla fine, se osservata ogni tanto anche con un po’ di pragmatismo, può essere degna di essere vissuta con gioia e convinzione.
Troisi prova a dirci che è necessario ribaltare gli stereotipi convincendosi che lo scetticismo e l’affermazione delle proprie idee sono motori per avviare un processo da costruire con ipotesi che sfiorano l’assurdo, ma che combattono sempre contro mentalità retrograde: quando la signora Ida e Robertino sostengono che la rovina dei giovani è cominciata con i capelloni e la minigonna, Gaetano aggiunge “il grammofono”. La signora Ida controbatte: “Il grammofono no”. “No, un poco pure il grammofono”, è la risposta di Gaetano. La sensazione è che si proceda verso il vuoto, verso il ripetersi delle azioni, e che l’amore possa essere un grande ostacolo, però in realtà ogni gesto umano ha una conseguenza che deve essere accettata per poter andare avanti: a Gaetano, alla fine, non importa che il figlio che sta aspettando Marta sia suo o meno. Ciò che conta è una cosa sola: che si faccia tutto il possibile per non complicargli l’esistenza. “’O putimmo chiamma’ Ciro: è cchiù luongo, eh, ma proprio pe’ nunn’ ‘o fa’ veni’ troppo represso… Ciro tene ‘o tiempo ‘e piglia’ nu poco d’aria”.