All’altro capo del mondo
Presentato l’anno scorso al Festival di Cannes e ora al Pordenone Docs Fest, Revolution of Our Times è un documentario di propaganda (informazione di parte, senza dare connotazioni positive o negative al termine) prodotto dagli Hongkongers, letteralmente i cittadini di Hong Kong, per mostrare al mondo la prospettiva dei dissidenti e dare un ordine agli avvenimenti che noi occidentali abbiamo recepito frammentariamente tramite i telegiornali, prima che la cronaca degli scontri affondasse nell’oceano della pandemia.
Piccola, ricca e tecnologicamente avanzata, Hong Kong è stata teatro di una serie di rivolte e manifestazioni tra le più seguite, registrate e trasmesse al mondo; esse hanno coinvolto una percentuale altissima della popolazione, che si è organizzata anche per documentare i fatti, sempre coprendo e sfocando i propri volti per difendersi dal Partito Comunista Cinese.
L’innesco della rivolta popolare è stato proprio la proposta di legge sull’estradizione dei latitanti verso la Cina che indebolisce l’idea di “un paese, due sistemi”, fondamentale per l’identità degli hongkonghesi e per la loro libertà. Revolution of Our Times – il titolo è il grido di protesta dei manifestanti – è quindi destinato agli schermi esteri in quanto fuori legge per il Partito. Fatto di interviste e filmati in strada, anche amatoriali e traballanti, il documentario non adotta lo stile impersonale del cinema verità, ma, al contrario, colpisce allo stomaco lo spettatore con i racconti di eroismo, la musica drammatica, il montaggio dinamico e persino qualche animazione e un concerto. Insomma un’idea di documentario popolare e un uso deliberato della tecnica cinematografica al fine di impressionare e sensibilizzare il più gran numero possibile di stranieri alla causa di Hong Kong. Il tutto si regge comunque su una solida struttura: gli straordinari – anche in senso negativo – documenti reali degli scontri, delle violenze e delle occupazioni, oltre ai racconti dei protagonisti, individui attivi nella complessa macchina della resistenza e disposti a descrivere dettagliatamente il proprio ruolo alle telecamere.
Attivisti, medici, autisti, addetti alla logistica e filmmaker sono solo alcune tra le figure necessarie ad accendere e a mantenere attiva una “rivoluzione dei nostri tempi”, e il documentario degli Hong Kongers dimostra il tentativo di riportare l’attenzione sul problema proprio quando il propagarsi della pandemia ha permesso al governo centrale di istituire regole più dure contro le manifestazioni pubbliche.