La XV edizione del Pordenone Docs Fest – Le voci del Documentario si preannuncia molto ricca, con documentari che intrecceranno presente e passato e avranno come filo conduttore la giustizia civile.
Cinque giornate per fotografare i nostri giorni, senza dimenticare le cause e i comportamenti che ci hanno portato a vivere gli eventi tragici che oggi ci circondano. Come già fatto nelle scorse edizioni, il festival racconterà l’attualità esplorando, con inchieste e approfondimenti provenienti da tutte le parti del mondo, le principali problematiche che stiamo affrontando: i tempi dilatati della pandemia, la brutalità della guerra (con la presenza di film russi e ucraini), il futuro incerto collegato alla natura di Venezia e i suoi abitanti, l’annosa questione del razzismo insito nella nostra Storia. Uno sguardo attento per rimarcare che il documentario non è solo un genere cinematografico, ma una finestra sempre aperta sulle nostre vicende personali e collettive.
La giuria, che assegnerà i premi ai documentari in prima nazionale, è composta dalla regista e produttrice veneziana Penelope Bortoluzzi, la produttrice e regista Claudia Tosi e il romanziere, sceneggiatore e drammaturgo anglo-pakistano Hanif Kureishi. Lo spettatore potrà spaziare tra anteprime, come detto, nazionali e titoli già pluripremiati nei maggiori festival di settore. Da segnalare tra i molti Ascension di Jessica Kingdon sulle contraddizioni politiche e sociali della Cina, Po di Andrea Segre e Gian Antonio Stella sulla terribile storia dimenticata dei profughi dopo l’alluvione del Polesine, F@ck This Job di Vera Krichevskaya in cui si racconta la resistenza di Dozhd Tv che lotta tutti i giorni contro la propaganda di Putin e Sirens un racconto musicale sulla prima band metal tutta femminile del Medio Oriente. Storie di lotte, di coraggio, di emancipazione che si inseriscono tra le pellicole della sezione Non siamo stati “Italiani brava gente” dove si vedranno esempi di film classici sul rapporto tra il nostro Paese e gli afroamericani con storie di figli illegittimi del dopoguerra, i soprusi durante il colonialismo fascista, e il singolare Siliva Zulu in cui Attilio Gatti, nel 1928, rivela gli stereotipi sugli Zulu. Salviamo Venezia! registra il grido d’allarme per salvare da un triste destino una delle città più belle al mondo con i messaggi d’amore e riverenza nei suoi confronti di Andrea Segre, Andreas Pichler e il meraviglioso Atlantide di Yuri Ancarani.
E poi tavole rotonde, masterclass sull’etica del documentario, gli archivi e il loro utilizzo, il fenomeno dei podcast, la VR, per chiudere in bellezza il pomeriggio di domenica 10 aprile con la Masterclass di uno dei compositori contemporanei più famosi e amati dal pubblico: Pino Donaggio, veneziano classe 1941, che racconterà il suo particolare rapporto con il cinema, sue per esempio le colonne sonore di alcuni film di Brian De Palma e Tinto Brass, in un incontro da non perdere.